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KILL THE VULTURES, Carnelian

KILL THE VULTURES, Carnelian

Crescent Moon e Anatomy hanno ben chiare (da sempre, nonostante la formazione si sia ridotta nel tempo) quelle che sono le coordinate del loro percorso musicale. Il secondo possiede un’immaginaria “library” che sa quasi di sterminato, tanta e tale è la materia sonora che gestisce per le sue basi, su cui poggiano testi declamati con grande trasporto da Alexei Casselle, vero nome di Crescent Moon. Carnelian era già uscito alla fine dello scorso anno per F to I to X e Totally Gross National Product, ma l’intervento provvidenziale della nostra Tannen ce lo porta quest’anno con adeguata distribuzione anche dalle nostre parti e in versione vinilica. Al solito per loro: basi iper-costruite (ancor più che in passato, forse) e stordenti ma mai complicate, fiere di inglobare sapori orientali e violoncello (“Topsoil”), speech fluido e incastonato alla perfezione tra le ritmiche (“Broke” e la terminale “Amnesia”). L’incedere è marziale, “Crown” è allarmante e paranoica, e si fa notare anche l’arrangiamento maestoso di “Shake Your Bones” posta in apertura. “Smoke In The Temple” si muove invece lenta e felina, “Simmer” è stomp febbrile e “Vandal” è come un ipotetico colpo nei denti, con intermezzo potente di chitarra elettrica e sezione fiati. Carnelian è il classico album che ha parecchia carne al fuoco, come si suol dire; un crogiolo di stili (e stimoli) che rischia di far venire il mal di testa anche all’ascoltatore meglio disposto ed affezionato. Avercene altri dischi così vivi, complessi ed ispirati.