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ATROCIOUS ABNORMALITY, Formed In Disgust

Confesso di aver sempre avuto un debole per le illustrazioni di Marco Hasman, artista il cui stile è spesso associato al death metal, brutal di preferenza. Questo interesse per l’autore delle copertine degli ultimi album degli Abhorrent Deformity e degli Heaving Earth ha attirato la mia attenzione sugli Atrocious Abnormality, giunti alla pubblicazione del loro secondo disco. Tralasciando l’aspetto visuale, la formazione statunitense, fondata dal chitarrista/cantante Steve Green sulle ceneri dei disciolti (e in seguito riformati) Lust Of Decay e completata dalla sezione ritmica affidata al bassista Jon O’Neal e al batterista Brent Williams, propone un death metal piuttosto convenzionale nel suo essere pesante e rapido al contempo. La particolarità degli Atrocious Abnormality risiede soprattutto nel fatto di essere posizionati al crocevia di sottogeneri differenti riconducibili al filone death. Difatti non siamo di fronte a un brutal basico, per via della presenza di partizioni slam utilizzate a oltranza, di passaggi ultratecnici talvolta al limite dell’incomprensibile e di gorgoglii animaleschi (“Storm Of Ash”). Insomma, il gruppo fa incetta di numerosi cliché, ma è comunque in grado di fornire una prova più che dignitosa. D’altronde lo stile prescelto, lungi dallo sfornare a getto continuo album memorabili, necessita pur sempre della presenza di formazioni generiche che svolgano in modo formalmente corretto il loro compito senza tuttavia sentire il bisogno di apportare al discorso un qualsivoglia elemento di novità e freschezza che possa fungere da rottura con la tradizione. I rimandi a Dying Fetus e Deeds Of Flesh degli esordi sono dunque parecchi, così come la rilettura talvolta pedissequa di Spawn Of Possession e Gorgasm e la scelta di ricorrere a un suono vicino a quello dei Septycal Gorge. La produzione appare aggressiva ma bilanciata, in grado di rendere Formed In Disgust un disco molto omogeneo, quasi claustrofobico per la sua capacità di generare una sensazione ininterrotta di oppressione, superiore quantomeno a livello esecutivo al suo predecessore, il più ruvido e diretto Echoes Of The Rotting (2007). La traccia iniziale “Failed Apocalypse” è un’introduzione strumentale piuttosto fuorviante, prossima all’ambient, che contrasta con il prosieguo del disco, intriso di riff soffocanti e reiterati che contraddistinguono pezzi come “Bound For Damnation”, “The Inevitable Undoing” e “Echoes Of The Rotting”. Una dinamicità maggiore può, a onor del vero, essere riscontrata nei fraseggi chitarristici che scandiscono la ritmica di canzoni come “Exterminate The Apostles” ed “Erotic Tales Of Disembowelment”, ma appare davvero troppo poco per far emergere l’album dalle paludi dell’anonimato.

Tracklist

01. Failed Apocalypse
02. Exterminate the Apostles
03. Storm Of Ash
04. Erotic Tales Of Disembowelment
05. Formed In Disgust
06. Bound For Damnation
07. The Inevitable Undoing
08. Echoes Of The Rotting
09. Incestry