YURODIVY, Tell Me When The Party’s Over

YURODIVY, Tell Me When The Party's Over

Yurodivy: figura eccentrica che si colloca al di fuori della società convenzionale. La sua follia è ambigua e può essere reale o simulata. Non essendo soggetto né a controlli materiali né a giudizi, Yurodivy è capace di dire quelle verità a cui altri non riuscirebbero ad accedere. Chiunque può essere il pazzo di qualcun altro.

Il nuovo album dei francesi Yurodivy, uscito a tre anni di distanza dal precedente per una cordata di etichette internazionali tra cui la siciliana Fresh Outbreak Records, ci presenta un nervoso mix di math e postcore, con rimandi a certo screamo di cui ci siamo spesso occupati, su cui innesta improvvise esplosioni di violenza in cui il suono sembra aprirsi a influenze noise. Su questa base instabile e cangiante di mutazioni delle comuni radici hardcore la band costruisce undici tracce che colpiscono con forza l’ascoltatore e sembrano lasciar dilagare all’esterno tutto il dolore e la rabbia troppo a lungo repressi, in quelle che sin dai titoli appaiono come istantanee di una società distopica come è in fondo quella in cui viviamo in questo preciso momento storico. La capacità di spezzare la corsa con aperture atmosferiche, parti corali ricche di pathos (come nel finale di “At The End Of The Night”) e riflessi metallici che donano ancora più forza d’urto ai brani permette al disco di utilizzare al meglio il generoso armamentario di cui il gruppo può avvalersi nel portare avanti la sua offensiva. Nonostante la molta carne al fuoco e i continui cambi di scenario, Tell Me When The Party’s Over riesce comunque a mantenere alta l’attenzione dell’ascoltatore e non appare mai come un lavoro frammentario o poco coeso, oltre a sfoderare più di un colpo vincente e a tirar fuori tiri ad effetto fino all’ultimo brano. Proprio questa ultima traccia va a mischiare ulteriormente le carte in tavola così da aprire interessanti vie di fuga per il futuro della band e lasciare la curiosità su quali saranno le prossime evoluzioni del suo percorso. Insomma, tra molti nomi altisonanti e dischi attesi, questo ritorno degli Yurodivy convince e si conquista un suo posto negli ascolti di questo strano periodo storico. Al solito, quando la polvere si posa e la confusione cessa, si riescono ancora a trovare delle piccole scintille su cui fa piacere soffiare e che si spera riescano a ravvivare ancora una volta un fuoco attorno al quale ci sediamo sempre volentieri. Bene così.