YHWH NAILGUN, 45 Pounds

Recupero che avevamo in canna da un po’, quest’album d’esordio degli americani YHWH Nailgun (YHWH sta per Yahweh, il nome ebraico di Dio nell’Antico Testamento), per AD 93, a seguire un paio di ep, non solo dunque perché sua inkiostrosità Nick Cave ne ha di recente parlato nei suoi The Red Hand Files, magnificando come il quartetto nell’andare giù sino in fondo, in un’ipotetica spirale discendente, finisca per indicare l’alto purificante dei cieli. Qui si sparano chiodi da nove pollici ma si pensa innanzitutto a un incrocio tra il post-hardcore degli At The Drive-In e le sperimentazioni vieppiù ritmiche di Battles, Liars, TV On The Radio.

Sì, fa tale effetto, 45 Pounds, con il master di Heba Kadry, album che pesa ben oltre il suo peso, perché scortica in appena venti minuti e poco più di durata. Zack Borzone (voce spesso in growl), Sam Pickard (sovrumana batteria math), Saguiv Rosenstock (chitarra mutaforma) e Jack Tobias (synth ed elettronica) sono attivi a New York, benché formatisi a Philadelphia, e non a caso bazzicano tra no wave, noise rock e avanguardia, forgiando però una miscela personale degli innumerevoli rimandi di cui sopra. L’obiettivo è reinventare ciò che è possibile fare entro i confini dell’entità-band, incarnando il sovraccarico di informazione della nostra epoca. Il risultato è viscerale, doloroso, sibilante, cacofonico, martellante, catartico. Finisce di botto, come spezzato, e abbiamo fede in sviluppi. Per rinfrescarsi, intanto, ci tuffiamo nel pozzo di “Pain Fountain” e ci uniamo allo spelling schizoide di “Tear Pusher”.