WHITE WIDOWS, White Widows

White Widow

Se andassi dal discaio chiedendo mezzo kg di attitudine southern e un bel trancio di metalcore di matrice newyorchese, mi ritroverei probabilmente con un kg di White Widows in mano. Ma il linguaggio della metafora è, nel bene e nel male, qualcosa di cui la musica in questione non necessita. Per carità, la proposta imbastita dalla neonata formazione di Brooklyn è tutt’altro che piatta, e può vantare in materia di produzione alcuni punti di forza comuni a molte delle uscite di tendenza oggi, come è innegabile che i suoni, compatti e forti di uno studio ad hoc, riflettano in maniera adeguata i “cadenzati intenti” dei White Widows. È dal fronte compositivo, però, che non c’è nulla di nuovo. Pagando in maniera fin troppo esplicita i pegni già sopra accennati, le sei tracce di questo esordio risultano a sprazzi coinvolgenti, ma soprattutto derivative. Non certo un punto a sfavore per un lavoro volto a soddisfare una platea consapevole dei limiti strutturali derivanti da questa attitudine. Per cui, se ciò che andate cercando è una botta a cavallo dei più recenti Hang The Bastard e un tradizionale background hardcore à la Madball, potreste pure rischiare di trovarvi a casa. Se avete invece qualsiasi altro piano per la serata, vi consiglio di voltare pagina. Lo show è questo, e peccheremmo di irrealismo nel pretendere dell’altro.

Tracklist

Ace Rothstien
El Marrano
Slow Burn
New Pollution Group
Sin Taxes
Collateral Damage

Nel momento in cui pubblichiamo la recensione, il disco è in streaming sull’ottimo Brooklyn Vegan.