VOIVOD, Lost Machine – Live

I Voivod sono riusciti, contro ogni pronostico, a risorgere dopo il durissimo colpo inferto alla loro stessa esistenza dalla morte di Denis “Piggy” D’Amour, un colpo al cuore stesso di una band che ha sempre avuto una vita travagliata per il continuo entrare e uscire dei suoi membri e con il chitarrista e il batterista Michel “Away” Langevin a fungere da unica costante nella vita della formazione canadese. L’incontro con il fan della prima ora e musicista extraordinaire Daniel “Chewy” Mongrain, già all’opera con Martyr, Gorguts, Cryptopsy, oltre che insegnante di chitarra jazz e turnista di eccezione, ha invece riacceso la luce e permesso di risorgere al guerriero di ghiaccio per una nuova parte di carriera che ha portato in dote un live, Warriors Of Ice (2011), un album di ritorno apprezzabile come Target Earth (2013) ma, soprattutto, due lavori acclamati come l’ep Post Society (2016) e soprattutto il pluripremiato The Wake (2018), sui quali troviamo il nuovo bassista Dominique “Rocky” Laroche. In breve, nell’ultimo decennio i Voivod si sono leccati le ferite, rialzati e poi sono tornati saldamente al comando della loro astronave, oltretutto riuscendo a raccogliere finalmente quei riconoscimenti che avrebbero sempre meritato per quanto la loro musica ha saputo influenzare e segnare l’evoluzione (non solo) del metal. Niente male per una band nata per tributare onore a Motörhead e Venom, seppure da subito segnata dal genio visionario dei suoi membri e predestinata ad evolvere ben presto in uno strano ibrido ai confini tra generi. A questo punto, l’accoglienza ricevuta dagli ultimi dischi e in sede live rendeva il momento perfetto per pubblicare un nuovo live che ne celebrasse il nuovo corso e permettesse a vecchi e nuovi fan di assaporare un assaggio di quello che i quattro riescono a fare anche oggi una volta sul palco. L’esplosione della pandemia e lo stop forzato alle esibizioni non hanno fatto altro che accelerare questa decisione e renderla una sorta di incoraggiamento/saluto da parte della band a tutti i propri fan in questo difficile momento storico. L’idea inziale era quella di scegliere tra differenti serate e, per questo, la band aveva convocato il proprio fonico di fiducia Francis Perron per registrare le ultime date del tour, idea destinata a cambiare una volta ascoltate le registrazioni del concerto tenuto a Quebec City, che è divenuto l’unico protagonista di Lost Machine – Live. Il motivo si comprende facilmente, il set scorre senza intoppi tra classici e nuove composizioni, la band è carica e ben oliata, interagisce con i propri fan e si avverte chiara l’atmosfera di celebrazione e festa che ha accompagnato l’evento. Ciò che soprattutto colpisce è quanto già osservato di persona ai concerti: questi signori riescono a riproporre brani intricati e ricchi di difficoltà tecniche con una naturalezza che ha dello straordinario, soprattutto lo fanno divertendo sé stessi e il pubblico presente. Un altro aspetto che si fa notare è come le nuove composizioni si inseriscano in scaletta senza abbassare la soglia di attenzione: in pratica The Wake e Post Society non si offrono come carne da cannone tra una sortita e l’altra dei corpi di élite, ma reclamano il proprio posto e hanno dalla loro più di un motivo per lasciarsi apprezzare, tanto per ribadire che non si tratta di estratti da dischi pubblicati come scusa per andarsene in tour e suonare i vecchi pezzi. Per il resto, la scaletta offre estratti da buona parte degli album, con spazio per tutto il primo periodo a parte Rrröööaaarrr (mancanza che si fa perdonare solo per il numero impressionante di titoli tra cui scegliere). Denis “Snake” Bélanger guida le danze con la sua voce inconfondibile e ribadisce la sua natura di affabulatore, perfetta voce narrante delle avventure nel multiverso voivodiano caro a chi, nonostante i decenni passati, ha continuato a seguire la band e non ha mai smesso di credere in essa. Un disco consigliato a chi ha avuto la fortuna di vederli dal vivo, a chi dovrà aspettare per poterlo fare e anche a chi magari non conosce la discografia della band e vuole avere un buon assaggio della stessa. Qualsiasi sia il motivo, un live che ha una sua ragion d’essere e che non delude le aspettative, anche se io ammetto senza ipocrisia di essere di parte e di considerare i Voivod uno dei gruppi più importanti dell’intera storia del metal, affermazione che credo anche inconfutabilmente veritiera con buona pace di chi dovesse dissentire.

Tracklist

01. Post Society
02. Psychic Vacuum
03. Obsolete Beings
04. The Prow
05. Iconspiracy
06. Into My Hypercube
07. The End Of Dormancy
08. Overreaction
09. Always Moving
10. Fall
11. The Lost Machine
12. Astronomy Domine
13. Voivod