VERWOED, Bodemloos

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Un’inesorabile discesa verso il vuoto. È questo l’intento di Verwoed in Bodemloos, piccolo capolavoro dell’artista olandese Erik B. (che ha iniziato il suo percorso nel 2014 con il nome di Woudloper), prodotto dall’etichetta italo-olandese Argento Records.

Nel 2016 riuscire a realizzare un album black metal che non sia banale sembra essere un’impresa ardua: l’elevato numero di band del passato e del presente con il quale confrontarsi in un genere altamente codificato può infatti lasciare poco spazio alla creatività. L’impresa è però perfettamente riuscita a Verwoed che, con questo lavoro, non solo riesce a regalarci 25 minuti di black metal oscuro e graffiante, ma riesce anche a imporre un suono originale, stratificato, caratterizzato da accordi malinconici ed eterei, in cui le melodie s’intrecciano e si abbracciano come fossero corpi protagonisti di una lenta danza oscura. Bodemloos, sebbene sia diviso in tre, diviene una sorta di narrazione grazie a una chitarra in feedback utilizzata come fade in/out tra un pezzo e l’altro. Il primo brano può essere considerato come il punto di distacco dal mondo reale verso la presa di coscienza dell’emergere del nulla. Un distacco violento, che parte quindi con un riff veloce e tagliente come i risvolti che questa verità può avere sull’animo, e scivola poi in un loop psichedelico e ipnotico andandosi a perdere nel secondo pezzo. “Een Leven Aan De Oppervlakte” sembra volerci introdurre in un universo di caos e fuoco, è una sorta di sfogo rabbioso e forsennato che ci lascia sospesi, sul finale, nell’anticamera di quello che è il reale fulcro di tutto: “Leegte”, il vuoto. È forse la parte che preferisco di Bodemloos: la meravigliosa introduzione che pian piano si schiude in una melodia triste e lacerante, con la voce che non è più elemento essenziale ma quasi un’eco confusa, fa di “Leegte” non solo un elemento musicale ma anche visivo di quello che è l’impianto teorico di tutto l’album. Provate a chiudere gli occhi, ad ascoltare al buio: sarà difficile non vedervi all’interno di quel lento vortice che è il nulla, che tutto avvolge e tutto trasforma. Un rassegnarsi dunque alla vacuità, al distacco, per diventare incorporei e perdersi nell’inquieta e perfetta assenza.

“Tutto è superfluo. Il vuoto sarebbe bastato.” – Emil Cioran

Mentre andiamo on line il disco è interamente ascoltabile qui.