VALERIO COSI, Plays Popol Vuh

Popol Vuh

Si può affermare con tranquillità che, dopo ripetuti ascolti di questo Plays Popol Vuh, non ci troviamo di fronte a mere rivisitazioni dei pezzi della band tedesca, celebre – tra le altre mille cose – anche per gli score dei film del connazionale Werner Herzog. Andiamo con ordine: nel disco ci sono le atmosfere à la Popol Vuh, alla lontana vengono evocate quelle famose immagini (Klaus Kinski che si aggira minaccioso nella foresta Amazzonica…), ma soprattutto si mette in pratica una sorta di riproposizione/rimaneggiamento del “metodo” Popol Vuh, o almeno di quello che deve aver immaginato il musicista pugliese, che vanta importanti esperienze tra le fila di certa sperimentazione (numerose le collaborazioni, molte all’estero), muovendosi – ma incasellare la sua musica resta piuttosto arduo – a cavallo fra jazz, elettronica e kraut rock, appunto. L’intero lavoro, uscito pure in vinile rosso per la sua Dreamsheep, fa proprie quelle istanze e dimostra di saper riattualizzare umori e idee partorite ormai quasi quarant’anni fa, anche grazie all’apporto dei sodali Mauro Corvaglia, Paul De Jong (The Books) e Zac Nelson. Lo si evince ascoltando il sax corposo e i cori che accompagnano le ritmiche marziali (e le scorie quasi “industrial”) di “Hosianna Mantra” (che nel finale mostra i muscoli con quelle chitarre granitiche) o la misterica “Vuh”. “Train Through Time” sembra invece una sorta di blues metropolitano, tutto fregole elettroniche e ritmica nervosa (con voce campionata di Florian Fricke), mentre “Affenstunde” chiude in maniera più placida un’uscita che nasconde tensioni e mostra la volontà di guardare sempre in avanti, proprio come si proponeva la band di In Den Gärten Pharaos e Nosferatu: Phantom Der Nacht.

Tracklist

Side A

01. Aguirre (In B Major – Stars Aligning)
02. Hosianna Mantra

Side B

03. Vuh
04. Train Through Time
05. Affenstunde