UNSANE + BIG BUSINESS, 29/6/2012

UNSANE + BIG BUSINESS, 29/6/2012

Bologna, XM24.

Dopo averne tanto parlato con la scusa dell’ultimo ottimo album, non potevamo mancare all’incontro con gli Unsane in sede live, tra l’altro occasione di un’intervista (meglio: di una chiacchierata in pieno relax) di cui leggerete a breve. In spaventoso ritardo sull’apertura delle ostilità, ci perdiamo i primi quattro gruppi del bill: Lleroy, Grindine, Storm {O} e Mother Propaganda, ma non il devastante act dei Big Business, una vera e propria mazzata in grado di alzare ancora di più l’infernale temperatura dell’XM24, grazie alla prova incredibile dei tre musicisti sul palco. La cosa che più si fa notare è la divertita spensieratezza del trio, che si accanisce sugli strumenti e colpisce in faccia i presenti, quasi si trattasse di una selezione di polke invece di un’esasperata mistura di distorsioni e feedback, ritmi incessanti e watt allo stato brado. C’è persino tempo per un siparietto, con tanto di strizzatura del manico del basso per estrarne il sudore, e l’incursione finale di Chris Spencer a prendere in mano la chitarra. Del resto, Chris si era goduto buona parte del set in prima fila, riprova del legame e della complicità che regna tra le due band e dell’attitudine a condividere i tour con amici invece che con semplici colleghi.

Sarà la mai troppe volte citata temperatura bollente o la risposta energica di un pubblico che non si risparmia, ma anche gli Unsane optano per un set intenso e compatto, con vecchi e nuovi classici affiancati in una sorta di frullato emotivo che non risparmia i presenti. I tre (Signorelli oggi manca all’appello e per l’occasione viene sostituito proprio da Coady Willis dei Big Business) gettano  sul locale una cascata di cemento e lamiere, trademark immutabile di una delle migliori formazioni noise (ma preferiremmo chiamarlo semplicemente hardcore evoluto) di sempre, autentica pioniera di un genere che oggi torna a ruggire e che snocciola senza esitazione alcuna, a dimostrare che di scendere dal trono non ha proprio intenzione. Spencer fissa il pubblico e, al solito, ne calamita l’attenzione sulla sua chitarra (per dirne una: il blues distorto di “Alleged” è goduria pura), mentre Curran si sbatte incessante impugnando il basso come un Uzi da scaricare sui malcapitati, il tutto ai bordi di un pit in continuo fermento, che si rifiuta di cedere alla morsa del caldo e dell’umidità che permeano la scena del delitto. Come si diceva in apertura, il live degli Unsane è stato intenso e ha colpito come un pugno allo stomaco, lasciando la sensazione di aver assistito a una prova di classe cristallina da parte di chi ha davvero ancora molto da dire in barba ai tanti anni passati, forte di una discografia che sembra continuare a regalare tasselli di assoluto valore come la doppietta recente Visqueen/Wreck. Nulla da aggiungere, se non che ancora una volta si torna a casa soddisfatti e con un bel sorriso stampato in faccia. Come da copione, una delle poche certezze della vita.

Grazie a Marcella Spaggiari per le foto.