UNSANE + BENNETT + SIX FEET TALL, 30/10/2017

Umbertide (PG), Cinema Metropolis. Le foto sono di Riccardo Ruspi, che ringraziamo davvero di cuore.

Unsane

Gli Unsane sono noti per essere un gruppo coraggioso nella gestione dei tour, che da sempre tocca anche luoghi solitamente posti al di fuori delle classiche tre/quattro città più appetibili alle band estere. Non a caso, anche in quest’occasione sono ben sette le tappe italiane e tra queste c’è la rassegna Rockin’ Umbria Winter Edition ospitata, dal Cinema Metropolis di Umbertide, una location alquanto peculiare, visto che il concerto si svolge nel foyer del cinema, senza un vero palco, il che donerà un’atmosfera conviviale quasi da happening a un lunedì da tutto esaurito. Non certo nata per ospitare musica, la struttura è comunque dotata di una personalità ben definita che si stacca decisamente dalla classica idea di cinema, sia per la configurazione su più piani, sia per l’allestimento moderno e in qualche modo newyorkese degli spazi. Proprio per questo, la fruizione del concerto permetterà una prospettiva ancora una volta differente su una band che seguo dai primi anni Novanta e che ho visto in azione in centri sociali, discoteche, festival all’aperto e locali storici come il Velvet di Rimini, una visione in qualche modo più intima e ravvicinata e per questo meno istituzionale.

Six Feet Tall

Ad aprire le danze, due realtà che abbiamo tenuto a battesimo su queste pagine. La prima sono i Six Feet Tall, trio di casa con membri già attivi in formazioni storiche (non solo) locali e in forza alla giovane ma già ben caratterizzata Uà Records, etichetta che ha deciso di unire musica e fumetti, allegando un albo a ogni uscita. I Six Feet Tall viaggiano tra punk e noise, rimandi ai Novanta e moderne infiltrazioni per un sound rumoroso ma al contempo ricco di melodie, per questo coinvolgente e adatto a essere suonato a stretto contatto con l’audience, a tratti condividendo gli stessi spazi grazie anche alla notevole presenza fisica del cantante-chitarrista, un volto ben noto a chi bazzica anche distrattamente la scena hc. La proposta conserva anche in sede live il suo piglio e le sue dinamiche che non tardano a contagiare, inoltre la mancanza di palco amplifica le intuizioni Dischord (epoca Revolution Summer) del sound, che in questa assenza di barriere trovano una collocazione ottimale. Il pubblico appare coinvolto sin dalle prime note e manterrà un’attenzione costante lungo tutto l’arco della serata. Come si suole dire, “chi ben comincia…”

Bennett

La seconda di queste realtà risponde al nome di Bennett, freschi autori di un esordio da noi presentato in anteprima e nati dall’incontro tra musicisti coinvolti in band quali Disquieted By, Chambers e Autumn Leaves Fall. Dal vivo, i Bennett mostrano in pieno il loro piglio alla Torche, già intravisto nelle pieghe di un disco che mette in campo differenti intuizioni e un modo particolare di saldare le radici affondate nella scena postcore del millennio passato. Da questo mix di linguaggi emerge una proposta che spicca per come sa imporsi sui presenti con la giusta dose di energia e un tiro obliquo che rendono i brani imprevedibili. Merito anche del cantante, un vero e proprio mattatore di cui abbiamo già tessuto quando abbiamo visto i Disquieted By. Energico, comunicativo, tanto fisico quanto capace di variare registro e toccare stili differenti durante lo svolgimento dei brani: sarà lui a dirigere le danze e guidare gli altri tre compagni d’avventura alla conquista di un pubblico sempre partecipe.

Unsane

Mentre si prepara il non-palco per gli Unsane, si avverte forte l’attesa crescente, tanto che l’arrivo dei tre provoca un vero e proprio boato liberatorio, nulla di imprevisto o fuori dall’ordinario per una band che dai primi Novanta ha saldamente in pugno lo scettro del noise-rock più energico e che ha continuato a sfornare anche nel nuovo millennio album di assoluto valore come l’ultimo Sterilize o Visqueen. Oggi si parte però dal passato e da uno dei dischi più amati, Occupational Hazard, con una tripletta che mette subito sotto scacco la sala e permette di presentare i brani del nuovo Sterilize di fronte a una platea già ampiamente conquistata. Mossa strategica che non cambia di molto la situazione, visto che i presenti non hanno certo bisogno di essere spronati, si accalcano attorno ai musicisti come si trattasse di un rito collettivo e muovono i corpi al seguito di una delle sezioni ritmiche più coese e micidiali del genere. Signorelli non smette un attimo di torturare la sua batteria, neanche tra un pezzo e l’altro o mentre i colleghi Spencer e Curran cambiano strumenti o li accordano, sembra essere lui a dettare i tempi della serata e costantemente in lotta contro il silenzio che tenta di farsi strada tra feedback e bordate di basso. Si diceva in precedenza di Visqueen e, guarda caso, sarà proprio questo lavoro a fare la parte del leone nel set, insieme al classico Scattered, Smothered & Covered, rappresentati in parti uguali di fianco ai brani dell’ultimo nato. Assente ingiustificato, invece, il penultimo Wreck (almeno per me). Tra applausi, cori e chiara adesione al culto, l’audience si carica per lasciarsi andare anche fisicamente nella seconda parte del set, con tanto di crowd-surfing e solite attività agonistiche da pit. Verso il finale la band rallenta e offre una non usuale “Get Off My Back”, brano pachidermico e dai chiari riverberi doom, genere riletto ovviamente alla maniera degli Unsane e riversato su una platea ormai stremata ma ancora non paga. Come si diceva prima, una prospettiva differente che ha di sicuro arricchito il valore di una serata da ricordare.

Unsane
Unsane
Unsane

 

Unsane
Bennett
Bennett
Bennett
Six Feet Tall
Six Feet Tall
Six Feet Tall