UNOAUNO, Barafonda

UNOAUNO, Barafonda

Di questo trio avevo già scritto in occasione del precedente Cronache Carsiche. Se in quell’uscita i ragazzi ponevano le basi per un post-core in fondo mai troppo aggressivo, qui, con l’ausilio di basso, batteria e synth gli unoauno affinano la formula aumentando la foga espressiva ed esecutiva, fa fede l’incipit di “Autobahre”, facendo sul serio da subito e senza andare troppo per il sottile. La vicinanza stilistica ai Massimo Volume resta la medesima registrata per l’esordio: diversi sono gli episodi che ricordano la band di Mimì Clementi, in particolare la nevrotica “Nessuno” e “Balena”, mentre i passaggi sonicyouthiani di “Rivoluzioni” sono lì a dimostrare l’amore folle per certe dinamiche rock, e a dire il vero col cantato in italiano vengono in mente pure i Marlene Kuntz, l’incedere è simile. Il discorso devia leggermente nella ballata finale, “Non Ci Siamo Mossi Di Un Passo”, dove pare di ascoltare un omaggio disperato a certi C.S.I..

Cos’alberga nella testa di questi musicisti? Difficile dirlo con precisione, ma a vedere dalla maturità compositiva dei loro brani e dall’evidente consapevolezza che dimostrano, si può ipotizzare che sappiano bene quello che c’è da fare. Barafonda è una piacevole conferma.