UNKNOWN SISTER, We’re Ready…

Sister

Ditemi voi se il miglior album di rumore (almeno fino ad oggi) doveva arrivare da un cdr limitato a solo 24 copie ed uscito a gennaio per la minuscola etichetta svedese Hatets Dok (già conosciuta nella puntata 3 di Homekilling tramite Venta Protesix). Unknown Sister è la misteriosa e immaginaria sorella (magari anche un pochino androgina o transgender) che noi tutti vorremmo avere, quella che preferisce mandare in loop Coitus dei Whitehouse anziché vedere il festival di Sanremo. La mia si trova a Stoccolma, e il bello è che non so neanche il suo nome, anche se mi piacerebbe chiamarla März. Ok, basta così, direi che adesso siete pronti per le ustioni di terzo grado e le profonde abrasioni che questo disco provocherà su tutta quanta la vostra epidermide. Drone aspirati che bisticciano con le più blasfeme e urticanti frequenze noise su chi debba essere più caustico e corrosivo. Collisioni atomiche su muraglie di granito viola, brusche interruzioni di coscienza, perdita di memoria e violenza telepatica. Terrore alieno, urlacci demoniaci, suturazioni meccanico/psichiche in anestesia cosciente, scosse elettriche e paralisi facciali. Interferenze magnetiche che reagiscono chimicamente col substrato corticale del cervello creando un collasso neurologico e un tremolio parkinsoniano, che terminano con la guerriglia sintetica e isterica del remix dell’americana Sara Nicole Storm aka Nail Club. Ebbene sì, il rumore è imbandito su una violacea tavola, la forchetta serve per l’ultima cena pasteggiando i rimasugli cerebrali, mentre il coltello, beh, non ci vuole tanto per capirlo: autolesionismo oppure… quell’altra cosa. Personalmente ho preso appunti. Questo è il rumore che piace ascoltare, cioè, voglio dire: se caos deve essere, beh, che almeno sia controllato!

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