UNGRAVEN, Language Of Longing

UNGRAVEN, Language Of Longing

Jon Davis, lasciati da parte momentaneamente i Conan, dà vita al suo progetto solista chiamato Ungraven. Su questo ep di cinque pezzi accantona le atmosfere doom della band-madre per dare spazio a cavalcate thrash industrial furiose ed epiche, dalle parti di Sepultura, Godflesh e Nailbomb. La sua intenzione, del resto, sembra quella di rendere omaggio ai gruppi che lo hanno influenzato e fatto crescere. In Language Of Longing non c’è spazio per parti riflessive e più rarefatte. Si picchia duro con ritmiche piuttosto veloci e un muro di suono che ricorda il groove di Arise dei Sepultura oppure l’ignoranza giovanile dei compianti Raging Speedhorn. Alcuni passaggi, inoltre, hanno un’atmosfera black metal che rimanda a Bathory e Celtic Frost. Un’energia primitiva che si scontra con la brutale e rugginosa decadenza post-industriale dei Godflesh di Streetcleaner e la pesantezza dei Charger. Pare proprio che Ungraven catturi l’essenza di quel suono di metà Novanta che Broadrick e Green seppero rendere molto personale. Basti ricordare che in questi cinque episodi si avvertono movimenti sonici che hanno segnato il cammino a Pitchshifter, Meathook Seed, Medulla Nocte e Fudge Tunnel: esempio lampante è “Onward She Rides To A Certain Death”, in cui i richiami alla band di Alex Newport sono quasi dei plagi. Language Of Longing resta comunque un buon esordio, che manca però di personalità e di una certa voglia di osare e andare oltre. Ma, come già scritto, forse Davis voleva solo divertirsi prima di tornare ai propri impegni con i Conan.