UNDEATH, It’s Time… To Rise From The Grave

Sin dalla loro nascita gli Undeath, band newyorkese di recente formazione dedita ad un succulento death metal old school, ci hanno abituato a lavori possenti, guidati da produzione rocciosa e brutalmente fedeli alla propria formula. Nota di merito, questa, che fa di questo gruppo uno più interessanti della nuova generazione underground death metal.

Li avevamo lasciati con Lesions Of A Different Kind, pubblicato ad ottobre del 2020 su Prosthetic Records, con cui si erano cuciti addosso la loro identità: un lavoro verace e massiccio, con un sound letale e diretto che avrebbe attirato molti sguardi, soprattutto quelli dei cultori del genere. Oggi tornano con It’s Time… To Rise From The Grave, sempre su Prosthetic Records, una celebrazione del culto dei morti e una vera e propria lettera d’amore al death metal degli albori, sulla scia dei primi lavori dei Morbid Angel, dei Death (Scream Bloody Gore) e dei Cannibal Corpse.

Dieci tracce costruite su riff semplici ma viscerali, blast opprimente e grugniti tombali nella miglior tradizione death metal, che ricordano molto la pasta vocale del più ispirato Chris Barnes. “Human Chandelier”, per nominare un pezzo, è una delle prove perfette di come gli Undeath attingano da un’ampia tavolozza di stili differenti, muovendosi dal brutal death metal al melodic death o allo swedish technical death con molta cognizione di causa, riuscendo a sfruttare la duttilità del loro genere e passare da uno stile all’altro senza perdere pathos, senza eccessi anche nella distribuzione degli assoli, così da rimanere sempre spietati. Sanno poi anche osare, alternando tracce trascinanti e groovy costruite su soluzioni melodic death (“Necrobionics”) con altre tipo “Defiled Again”, caratterizzata da un imponente assolo di chitarra tanto profondo quanto malvagio.

I fan del death metal andranno letteralmente fuori di testa: It’s Time… To Rise From The grave” è un album che mette d’accordo sia i nostalgici, sia i novizi.