U.S. CHRISTMAS, Prayer Meeting

U.S. CHRISTMAS, Prayer Meeting

Realizzato originariamente nel 2003 sotto forma di cd-r autoprodotto, Prayer Meeting è il primo lavoro a firma U.S. Christmas (poi abbreviato in USX), un nome che ha saputo attirare attenzione su di sé grazie ai successivi Bad Heart Bull e Salt The Wound, tanto da accasarsi presso la Neurot Recordings, con cui ha realizzato ben tre album e un tributo agli Hawkwind insieme ad Harvestman e Minsk. Oggi questa prima testimonianza del particolare percorso della formazione guidata da Nate Hall, uno strano mix tra americana e psichedelia, feedback in libertà e voglia di lasciarsi andare oltre gli steccati del formalismo sonoro, viene finalmente riproposta in versione rimasterizzata e racchiusa all’interno di un’originale confezione in legno, a sottolineare lo stretto rapporto e l’intima connessione tra la musica contenuta nell’album e la natura che l’ha ispirata. Vale infatti la pena ricordare come da sempre gli U.S. Christmas abbiano rappresentato il ponte ideale tra una visione quasi isolazionista della vita a contatto con la natura più incontaminata e la capacità di superare i confini fisici di una chitarra distorta e amplificata a dovere, soprattutto se questa viene lasciata libera di lanciarsi in cavalcate e svincolarsi dalla mera forma canzone. Questa dualità, quasi schizofrenia, della formazione appare tanto più evidente in questa prima prova, dove le singole pulsioni convivono ancora più affiancate l’una all’altra che sovrapposte e fuse, così si entra in contatto con un mondo in continuo mutare che raggiunge un effetto quasi stordente qualora ci si lasci andare senza opporre resistenza alla sua forza immaginifica. A tratti, sembra quasi di ritrovarsi attorno a un fuoco durante un rito sciamanico e si capisce chiaramente la forza ruvida e autentica dell’intuizione portata avanti dalla formazione, qui ancora grezza e in qualche modo ancora ingenua, eppure già in grado di colpire il bersaglio e lasciare un segno nell’ascoltatore. Non è difficile capire perché da lì a poco la stessa Neurot abbia deciso di scommettere sulla band, permettendole di trasformarsi da promessa a nome di spicco di una certa visione musicale, ed è altrettanto semplice comprendere la scelta della Hypershape di donare una seconda possibilità a questo primo tassello.