THESE HIDDEN HANDS, Vicarious Memories

Questo è uno di quei dischi in cui chi di solito produce materiale per ballare prova a fare qualcosa che possa parlare a un pubblico che a ballare non ci va, o che comunque non è un patito di quei mondi. Esistono storie simili da molti anni e alcune hanno avuto gigantesca risonanza mainstream. Tommy Four Seven e Alain Paul sono al secondo album a nome These Hidden Hands e stanno provando a ripercorrere questa strada, accantonando le loro origini techno e dedicandosi a un’elettronica multigenere, senza disdegnare il ricorso a strumenti “reali” (ritagli deformati di chitarra elettrica, ad esempio): un suono scuro, denso e stratificato, sostenuto da beat irregolari e spinto giù verso basse frequenze dub e magmatiche.

Vicarious Memories è a volte sensuale, a volte malato, a volte entrambe le cose. Tre i pezzi con voce: “The Telepath”, uno degli episodi migliori, carico di dissonanze e stortissimo, ospita tale Julia Kotowski, che ci regala un’interpretazione al limite della follia; “Grelles Licht”, rarefatto ed essenziale, vede la performance sottovoce di una sconosciuta Stefanie Witt; infine, in “Lima 3AM”, un pezzo che non sembra nemmeno troppo elettronico, piuttosto una specie di post-punk funebre e lento, c’è lo spoken word rauco di una certa Ale Hop. Abbiamo anche un singolo apripista, solo musica e niente cantato, con tanto di remix della star Roly Porter: “SZ31X71” mi fa pensare ogni volta a una specie Raoul Sinier senza humour, come del resto più in generale mi vien da collocare l’intero disco in area Ad Noiseam, etichetta tedesca con base a Berlino che pubblicava Sinier e aveva il pallino dell’ibridazione tra generi come industrial, drum’n’bass, idm, hip hop, dubstep… quindi atmosfere dark, abrasività e sezioni ritmiche tutto tranne che dritte.

Credo sia colpa di quell’instabile “The Telepath” se qualcuno in rete ha persino tirato fuori il paragone coi The Knife, uno di quelli che farei tossendo per l’imbarazzo della semplificazione dovendo spiegare a mia zia come suonano Tommy e Alain. Questo più che altro rivela come i These Hidden Hands siano percepiti come una sorta di pop elettronico non smaccatamente commerciale e schizzato quel tanto che basta per andare a pescare anche tra “gli alternativi”. Non male, con un po’ di fortuna al prossimo giro fanno i soldi.