THE WEEKND, Dawn FM

Cosa intendiamo quando parliamo di anni 80?
Tutto e il contrario di tutto, perché il decennio “dal quale non si esce vivi” ha talmente tanta storia al suo interno che parlare di quel periodo significa percorrere i gradini della scala Penrose in un moto perpetuo di vicende e momenti diversi tra di loro ma complementari.
Il nuovo disco di Abel Makkonen Tesfaye (conosciuto come The Weeknd) Dawn FM, uscito a inizio gennaio per la sua etichetta XO e la Republic, sprizza sì anni 80 da tutti i pori ma molto più di quanto l’idea comune di musica di quegli anni li circoscriva ai classici synth, alla cassa dritta e a suoni robotici dal sapore retrofuturista.
Lasciando da parte il primo singolo, che suona ininterrottamente dal 6 agosto dello scorso anno in puro stile del The Weeknd da classifica, tutto il resto del disco dà l’idea di essere il percorso che ha portato a quella Lectio Magistralis sugli anni 80 che è “Take My Breath”.
Il racconto di una risalita personale dal fondo della depressione fino alla superficie è strutturato partendo da una voce, quella di Jim Carrey, che interpreta lo speaker di questa fantomatica radio, e forse anche la voce interiore di Abel, in una dichiarazione di intenti riportata a chiare lettere: «You’ve been in the dark for way too long / It’s time to walk into the light / We’ll be there to hold your hand and guide you through this painless transition».
La voce della Dawn 103.5, i cui riferimenti ci portano alla popolare stazione radio di Toronto, la Z103.5 e anche ad uno dei produttori del disco, Oneohtrix Point Never, si fa spazio tra canzoni, réclame pubblicitari, e un intervento dell’ospite d’eccezione Quincy Jones, che insieme a Daniel Lopatin rappresenta l’ossatura sulla quale regge l’ultimo lavoro dell’artista canadese.
La complessità di un lavoro come questo, altamente stratificato e congeniale alla lettura di una società liquida in cui le categorie sembrano rappresentare ormai un problema, ci porta dentro una varietà di stili e generi diversi, il metodo “shuffle” di molte produzioni odierne volutamente distanti da una settorializzazione della musica in cui, però, è più spesso la confusione a regnare, non una reale fascinazione per la sperimentazione e la ricerca.
Per fortuna non è così in Dawn FM – e sarebbe stato strano il contrario visto il dream team che lo allestisce – e se in “Sacrifice” possiamo trovarci di fronte ad una rilettura della rilettura della psichedelia anni 70 operata in questi anni da Kevin Parker con i Tame Impala, la successiva “Out Of Time” diventa la “Sexual Healing” di questo disco, in una combinazione perfetta con “Here We Go… Again”, canzone costruita interamente sulla voce e sul piano, in chiaro spirito Gospel, nella quale il timbro delicato al limite del falsetto di Abel si intreccia con l’anima, e la voce, profonda e scura di Tyler, The Creator: il momento più riuscito di tutti per chi scrive (soprattutto perché il cappello è messo dalla voce di Quincy Jones che si racconta in “A Tale By Quincy”).
Non manca anche il senso retrofuturista che ha accompagnato quel caleidoscopico decennio che con la sua lunga scia ha attraversato il ponte per il nuovo millennio: ne è l’esempio “Don’t Break My Heart”, la cui batteria sembra arrivare direttamente dal “pianeta Rock” di Afrika Bambaataa, mentre “I Heard Your’re Married” è un chiaro tributo al French Touch dei Daft Punk (d’altronde Abel ha mezzo sangue francofono, vista la sua città natale), tra i più importanti estimatori di quel tipo di approccio degli anni 80, sulle cui note Lil Wayne cuce un intervento quasi dissonante rispetto a tutto il resto ma utile a far risaltare il brano.

Dawn FM, in sintesi, è un disco molto lungo e profondo, fortemente ragionato e curato in ogni suo aspetto, con la lucidità di chi sta risalendo da un periodo molto difficile fatto di impennate e schianti improvvisi, in un moto altalenante di emozioni ben rappresentate dall’alternanza ritmica nella compilazione della scaletta del disco.
L’alba (Dawn) si ritrova come sottofondo un po’ in tutto il disco, la venatura romantica è il richiamo a quella sensazione di trascendenza che subiamo ogni qualvolta assistiamo al sorgere del sole dopo aver passato tutta una notte con gli occhi aperti e vigili, qualunque sia stato il motivo che ci abbia spinto a farlo.
E se molti storceranno il naso per lo spazio che un artista commerciale sta occupando in queste pagine poco importa, perché in alcuni sparuti casi il grande successo può fare il paio con la ricerca e sincerità di tante produzioni di “nicchia”, e Dawn FM è una di quelle isolate vicende.

Tracklist

01. Dawn FM
02. Gasoline
03. How Do I Make You Love Me?
04. Take My Breath
05. Sacrifice
06. A Tale By Quincy
07. Out Of Time
08. Here We Go… Again
09. Best Friend (Interlude)
10. Is There Someone Else?
11. Starry Eyes
12. Every Angel Is Terrifying
13. Don’t Break My Heart
14. I Heard You’re Married
15. Less Than Zero
16. Phantom Regret By Jim