THE TURIN HORSE, Untitled Ep

I Dead Elephant hanno lasciato un vuoto incolmabile, inutile girarci intorno: con soli due album e un ep autoprodotto (cui va aggiunta, per completezza, la partecipazione a una raccolta a dir poco sui generis come Hell Comes Home), la formazione ha saputo colpire il cuore degli appassionati di contaminazioni sonore in salsa estrema non solo nel nostro Paese. Scontato, quindi, che la notizia di un nuovo progetto portato avanti da Enrico Tauraso in combutta con l’ex Morkobot Alain Lapaglia non passasse inosservata e suscitasse non poca curiosità. Il debutto dei Turin Horse assume la forma di un ep con tre brani, uno dei quali avevamo già potuto ascoltare in anteprima all’interno del recente tributo agli Unsane di cui ci siamo da poco occupati, una cover che ovviamente non svelava le coordinate sonore del duo, nonostante creasse un’affinità elettiva con il nostro trio noise preferito, il che già come primo incontro ben disponeva e, al contempo, creava ulteriori aspettative. Tanto vale, quindi, concentrarsi sui due brani originali, ovvero “The Regret Song” e “The Light That Failed”, poco più di tre minuti di furia noise impazzita la prima, con un incedere sincopato e suoni urticanti, voci al vetriolo e bordate che si stemperano su un riff reiterato che esplode fino a creare un vortice che in qualche modo potrebbe addirittura ricordare i migliori Refused. Un’esplosione in cui nulla è però lasciato al caso e al cui interno ogni minimo suono/layer svela tutta la maestria dei suoi artefici. La seconda traccia originale è più lunga, sfora i sei minuti e offre una panoramica più variegata di quella che è la proposta del duo con una coda dal forte taglio atmosferico, un intreccio di ambient e feedback che muta il sapore del tutto, quasi ieratico nel suo incedere solenne e in grado di gettare ulteriore luce sul potenziale di questo progetto. Come prevedibile, Untitled Ep lascia con l’acquolina in bocca, incuriosisce e colpisce nel segno, si svela ascolto dopo ascolto e offre chiavi di lettura differenti, ma di certo non fa che ribadire la caratura dei due musicisti coinvolti. Resta da aggiungere che il disco esce con artwork a firma Kuba Sokólski e zoetrope serigrafato sul retro del vinile realizzato da Alberto Cornero e Simone Quaranta, valore aggiunto per chi non volesse limitarsi al digitale. Meglio di così?