THE SECRET, Michael Bertoldini

The Secret

Il ritorno su disco dei The Secret è stato preceduto da alcune date live tra cui quella al Venezia Hardcore, occasione in cui abbiamo avuto modo di tastare con mano lo stato di forma della band e la determinazione nel continuare un percorso che l’ha portata a realizzare ben due album per la Southern Lord. L’etichetta americana conferma di avere in grande considerazione la band tanto da aver deciso di far uscire il nuovo ep come parte integrante della prestigiosa Subscription Series, ideata per celebrare i suoi venti anni di attività. Abbiamo contattato il chitarrista Michael Bertoldini per fare il punto della situazione.

Abbiamo avuto occasione di vedervi al Venezia Hardcore e la prima impressione avuta è stata quella di una band che non ha risentito minimamente della lunga pausa, al contrario sembra quasi che questa vi abbia dato modo di ricaricare le batterie per offrire un concerto, a parere della maggior parte dei presenti, memorabile. Che effetto vi ha fatto ritrovarvi su uno stesso palco e osservare la reazione del pubblico?

Michael Bertoldini (chitarra): Ti ringrazio. Per ovvi motivi per noi è stata una serata davvero speciale. Dopo un primo momento di tensione tutto è diventato molto naturale, come se non ci fossimo mai fermati. È stata di sicuro una notte importante per tutti noi, sia come esseri umani, sia come band.

Da cosa è nata la decisione di riunirvi e tornare a registrare nuovo materiale? Quale la molla per tornare in pista?

Credo sia tutto scattato durante una serata del 2017 a  Trieste, quando Lorenzo e Marco si incontrarono per la prima volta dopo molto tempo. Dopo qualche drink credo abbiano cominciato a parlare del periodo passato insieme nella band. Già da tempo i ragazzi del VEHXC ci avevano chiesto di fare una sorta di “reunion”, ma la cosa non era mai stata presa in considerazione  seriamente fino a quella sera. Penso sia stata una questione di essere al posto giusto nel momento giusto.
Sono convinto che a quel punto delle nostre vite fossimo tutti in qualche modo più maturi e finalmente capaci di seppellire l’ascia di guerra ed imparare nuovamente a coesistere.
A quel punto, dopo qualche tiepida discussione accettammo tutti di suonare all’edizione del 2018. Organizzare la questione logistica ci portò lentamente ad essere di nuovo in contatto l’uno con l’altro e a quel punto pensammo che sarebbe stato interessante registrare e far uscire del nuovo materiale.
Greg di Southern Lord fu entusiasta dell’idea, e inizialmente la release dell’ep venne pianificata in concomitanza con il festival, ma i soliti ritardi di produzione hanno ci hanno dovuto far cambiare i piani e posticipare l’uscita.

Come avete affrontato le distanze fisiche e – immagino – psicologiche dovute allo star lontani per un tempo così lungo?

Anche se da quasi cinque anni vivo ad Amsterdam, ho la fortuna di poter tornare in Italia per lavoro almeno una volta al mese, e ho sfruttato alcune di queste occasioni per poter provare con la band nei weekend e registrare. Abbiamo provato in posti diversi, dalla sala prove degli Hierophant in Romagna alla sala prove della band di mio padre nel veneziano.
Il processo è cambiato moltissimo rispetto a quello dei tempi di Solve et Coagula, abbiamo sicuramente molte meno occasioni di vederci e dobbiamo pianificare il tutto con largo anticipo, ma le difficoltà logistiche ci hanno spinto a sfruttare al massimo il tempo che abbiamo a disposizione ed in modo subliminale a essere più concentrati quando lavoriamo. Personalmente lavoro molto di più da casa rispetto a cinque anni fa.
Riguardo alle distanze psicologiche sono convinto che invece questo lungo silenzio abbia aiutato la band a trovare un nuovo equilibrio che precedentemente aveva perduto.
Per quanto possa suonare banale, il distacco ci ha dato in primo luogo la possibilità di riflettere e soprattutto conoscere meglio noi stessi.
Il silenzio ha sicuramente aiutato a fare chiarezza.

La Southern Lord ha scelto di presentare il nuovo ep all’interno della Subscription Series pubblicata per il ventennale dell’etichetta, vi va di parlarci di questa iniziativa? Ci sarà possibilità di ottenere l’ep anche singolarmente o di vederlo ristampato magari in versione non limitata?

Purtroppo non ho avuto l’occasione di parlare molto con Greg riguardo alla serie, quindi non posso dare una risposta da “insider”. So che Greg voleva celebrare il percorso ventennale dell’etichetta facendo uscire degli album in qualche modo speciali, un mix tra vecchie uscite ormai da anni fuori stampa e alcuni inediti confezionati in edizione deluxe in vinile argento. Come da tradizione Southern Lord, il sound delle uscite è molto eterogeneo e spazia tra l’hard rock di The Want, lo sludge/doom di Toadliquor, la sperimentazione di Sunn O))) e molto altro. Per noi è stato davvero un onore farne parte.
L’ep è comunque acquistabile separatamente in vinile nero tramite l’etichetta e i suoi distributori.

Al solito, le vostre grafiche hanno un forte impatto visivo, avevate già in mente un tipo di immaginario o avete lasciato campo libero alla creatività di View From The Coffin? Come è nata questa collaborazione?

Conosciamo Raoul (aka View From The Coffin) da tantissimo tempo ed è stata una scelta più che naturale collaborare con lui. Per tutta una serie di motivi, per noi questa uscita era più “delicata” rispetto alle precedenti. Ovviamente c’erano molte incertezze in gioco e quindi abbiamo deciso di avere un gruppo di lavoro molto intimo e tenere il cerchio il più stretto possibile. Oltre al loro talento e alla capacità di comprendere bene cosa volevamo fare, questo è stato un motivo in più che ci ha spinto a lavorare con amici come Raoul per il lato visivo, e con Steve Scanu per quanto riguarda la registrazione e mix.
Dopo aver discusso a grandi linee cosa volevamo comunicare con Lux Tenebris, abbiamo dato a Raoul pressochè totale libertà e dopo pochi giorni se ne è uscito con una bozza, piuttosto dettagliata, di quella che sarebbe poi diventata la copertina dell’ep. Siamo rimasti subito colpiti dal fatto che, nonostante i tanti elementi presenti nell’artwork, l’impatto visivo fosse molto forte e immediato.
L’artwork può essere osservato su vari livelli, da quello più immediato della diagonale che divide la copertina alle stampe in UV gloss nella inner sleeve che possono essere viste solo controluce. Credo che questa idea rispecchi visivamente molto bene quello che Lux Tenebris” rappresenta a livello sonoro.

Solve et Coagula, Agnus Dei e adesso Lux Tenebris (oltre che Cupio Dissolvi come titolo di un pezzo). Il latino nei titoli è ormai una specie di scaramanzia o c’è di più? 

Non c’è stata alcuna forzatura nella scelta dei titoli e non seguiamo alcuna regola, ma il latino funziona bene per rappresentare l’immaginario della band. Mi piace il concetto di una lingua morta che giace alla base della nostra cultura, e soprattutto per i non italiani esiste l’associazione con la lingua del cattolicesimo e l’intera estetica che si porta dietro. Sono affascinato dall’idea di qualcosa fuori dal tempo, al di sopra della vita e della morte.

Quanto a suoni e scrittura Lux Tenebris appare più denso e ricco soprattutto a livello di chitarre rispetto ai suoi predecessori, oltretutto contiene alcuni dei momenti più feroci/diretti e all’opposto tra i più atmosferici all’interno della vostra discografia. Possiamo dire che si è verificato uno spostamento ulteriore verso il black metal e, in caso affermativo, quanto di ciò è stato frutto di una scelta consapevole?

Di sicuro il black metal è una delle nostre influenze, ma da parte nostra non c’è alcun desiderio di etichettarci in alcun modo, né di seguire gli stilemi o canoni estetici di alcun genere o sottogenere. Nutro enorme rispetto per gli artisti e le band che ci hanno ispirato, ma proprio per questo non ho il desiderio di emularli ne di ricalcare le loro orme. C’e sempre stato uno spirito pionieristico in quelli che reputo gli artisti che mi hanno influenzato di più. Pensando a dei veri innovatori come Tom G. Warrior, Jeff Hanneman, Varg Vikernes (qui scatta il boicottaggio), Toni Iommi o Miles Davis, pur con le loro contraddizioni e i loro esperimenti falliti, hanno sempre cercato di trovare nuove strade piuttosto che giocare sicuro seguendo le regole. Mi piacciono un sacco di band “di genere” e seguo con grande passione il metal underground, ho totale rispetto per questo tipo di attitudine “purista” o comunque tradizionale, ma semplicemente non è quello che stiamo cercando di fare con The Secret.

Che impressione avete dell’attuale situazione musicale in Italia, cosa credete sia cambiato negli ultimi anni? Quali i gruppi che più vi hanno colpito e catturato la vostra attenzione (anche grazie al lavoro della Argento records)?

Nonostante l’etichetta, non seguo troppo da vicino la scena Italiana. Ci sono sempre delle ottime bands in circolazione, ma quest’anno è stato un po’ magro di nuove demo italiane interessanti. I Grime hanno appena registrato due nuovi pezzi che secondo me cancellano tutto quello che hanno fatto in precedenza, ho visto Lento e Fuoco Fatuo live ed entrambi i gruppi hanno fatto degli ottimi concerti. Mi è piaciuto molto il disco dei Gorrch uscito qualche tempo fa e l’ep di Fides Inversa uscito lo scorso anno. Sono curioso di sentire il nuovo album di Darvaza anche se il progetto non è totalmente Italiano. Riguardo al lato non musicale, non credo sia cambiato molto. La mancanza di locali purtroppo limita molto le band.

Dopo i festival estivi, avete altre date programmate per promuovere il nuovo disco nonostante le difficoltà logistiche?

Sì. Suoneremo alla prima serata del Krakatoa Festival a Bologna il 28 di Settembre e stiamo per annunciare una serie di date in Italia. Ci sono delle cose interessanti in forse per il 2019 ma per il momento abbiamo solo confermato due date in Russia il prossimo aprile.

Chiudo con una curiosità scontata, impossibile non chiedervi se avete in cantiere un nuovo album. Grazie mille del vostro tempo, vi lascio chiudere come meglio preferite.

Sto continuando a scrivere nuova musica, ma quello che posso dire è che ci sono tante idee e alcuni pezzi quasi pronti. L’idea di registrare un nuovo album è interessante, ma credo ci siano da discutere un sacco di cose a riguardo e ci prenderemo di nuovo tutto il tempo necessario. Grazie mille per l’interesse e per le domande.