TERRY BLUE, 17/4/2025

Bellinzona, Teatro Sociale.

L’arrangiamento è quello delle grandi serate: chitarra, batteria, korg, violoncello, flauto traverso, ammennicoli vari e una comprensibile emozione da parte di Leo Pusterla. La partenza è una strana sorta di mescola fra jazz, musica atmosferica e folk, e via via la personalità dimostrata su disco si scalda dal vivo: il flusso sonoro di “Gone Glacier” sembra avere il placido movimento liquido e rintoccato dei laghi. In “Comebacks” compare uno scacciapensieri nella bocca di Christian Gilardi mentre le voci di Eleonora Gioveni e Leo si fondono. Il brano ha il tiro giusto e ci trasporta nel paesaggio siculo che va a descrivere (terra natia di Eleonora), ma c’è il tempo anche per scorci tropicali e robotici, grazie all’arrivo pitchato della voce di supporto. Mentre parte “Haces” rifletto sulla scelta organizzativa e strumentale di Leo ed a Eleonora nel voler offrire una versione ampia e condita del loro ultimo Lakewoods. L’impressione, come già in sede di ascolto del disco, è che i brani siano isole, bacini e boschetti tra i quali i laghi si muovono, dando vita a immagini e momenti intriganti e taglienti sotto l’aspetto della musicalità e dei ganci melodici. È un dialogo fra elettronica da camera, folk, jazz e pop mai sconclusionato e impreciso, ma ricco e forbito senza essere elitario. Matteo Mazza alle pelli dispensa attimi fugaci e compressi, sostenendo e dando ritmo a un’aria che gode dei movimenti di Christian Gilardi e Zeno Gabaglio a flauto traverso e violoncello, a spingere e supportare Eleonora e Leo. Una sorta di spiritual folk etereo e romantico come “Minoux”, dalla storica villa berlinese dove i nazisti firmarono le carte per l’allora soluzione finale. È poi il momento di “Fragile Friend”, che promette di spremere frequenze e cuori da qui in avanti, sostenuta dai lievi rintocchi dei musicisti. Tocca ora ai Currenti Calamo, rapper luganesi lanciati proprio da Safe Port Production, esibirsi sul palco: flow narcotico e poetico, gli strumenti a scorrere tra liriche oniriche e puntute, gli sguardi rivolti all’alto. Le due voci, acuta la principale e grave la doppia, ci trasportano vagando, parole loro, come termiti nel mogano. È passato qualche anno da quando ho intervistato Kety Fusco e lei aspirava ad avere del rap sul palco del Teatro Sociale (nominando Ele A come possibile portatrice): cambiano i personaggi, ma la profezia, diciamo, si è mezza avverata. È la volta di “Segueira”, con Eleonora che sembra essere inghiottita da una nebbia che ne porta via la voce. Quella di Leo, invece, nel brano seguente si fa quasi uno speech che viaggia libero, aumentando i giri leggeri che coprono i tre strumentisti, che devono attendere il finale per farsi sentire in un rincorrersi suggestivo.  

È il momento di ripescare qualche brano dal repertorio passato, con una “Drive” dal 2021 che già lasciava intravedere uno storytelling notturno ed evocativo, qui reso ancor più intenso grazie allo scontro fra le voci dei cantanti che si muovono su registri differenti in maniera scenografica.

Poi i Terry Blue rimangono soli sul palco per la resa di “New Year’s Eve”, un passaggio intimo e toccante che di loro presenta il lato più chamber pop. La title-track esalta la vocalità di Leo, che sembra galleggiare sopra a una strana forma di brass sound acquatico, forte dello scacciapensieri e dei sintetizzatori della band. Continuando, sono molti i momenti emotivi del concerto, come la resa di una “Forever Broken”, il ricordo del tour in Kosovo e dell’incontro con una ragazza nel pubblico che diede il la a questo brano. “Wenders”, ispirata dall’ultimo film del regista tedesco, “Perfect Days”, risuona cosmica. Per “Holderness” Leo ringrazia il trio di strumentisti che lo hanno accompagnato anche in sede di registrazione, dando valore al loro contributo e in effetti il paesaggio inglese che vorrebbe dipingere compare gelido grazie ai soffi di Christian, all’archetto di Zeno e alle percussioni lievi di Peo. Il compito di chiudere la serata viene delegato ad “Emery’s Dream”, ancora una volta unione virtuosa tra suoni sintetici e notturni, voci, corde e fiati, un battito sincopato e la certezza che a fare del pop-rock di qualità si può anche nel 2025, anche a 30 anni ed anche in Ticino. Il prolungato applauso finale lo conferma, fino a spingere Eleonora e Leo ad aggiungere una coda con un groove anni ‘80 nei quali i riferimenti tornano rimescolati e personalizzati, chiudendo percorsi come un locked groove estetico e stilistico.