TERENZIO TACCHINI, The Get Drunk

Già conosciuto come Boogie Boy Guescio e visto in azione come membro di Barbacans e Montana, Terenzio Tacchini si approccia da sempre ai suoi live come one man band in un modo sanguigno e carnale che tradisce le sue origini punk e la sua voglia di coinvolgere il pubblico. Con The Get Drunk questo ingrediente prende il sopravvento spostando in secondo piano il piglio garage, soprattutto per come dà più risalto alla parte ritmica, quasi chiamando in causa l’hip hop, una collisione travolgente che fa pensare a un Beck in salsa punk alle prese con cover dei Beastie Boys. Quelle di The Get Drunk sono pulsazioni che ricordano le allusioni erotiche della black music, però riveduta e corretta da Terenzio alla luce del noise di casa Matador, Jon Spencer su tutti, qualcosa che non può lasciare indifferenti, non fosse altro che per l’energia primitiva e catartica che questi suoni riescono a liberare nell’aria già su disco. Verrebbe da definirla l’evoluzione naturale per un progetto che sin dai suoi primi vagiti aveva definito chiaramente il suo raggio d’azione e le caratteristiche in grado di differenziarlo da altre realtà similari: qui non c’è spazio per speculazioni o pretenziosità di sorta, né sopra c’è una patina arty che solleva dubbi sulla credibilità di un personaggio ben più vicino ai Misfits (“Shame”) che a qualche fenomeno dell’alt-country. Se poi quest’album vi lascia indifferenti e non riesce a pizzicare qualche vostra corda animale, il problema non risiede certo nell’opera del suo autore, novello Bluto Blutarsky impegnato a spaccare chitarre sulle scale e a sporcare di rumore i suoi riff dalle radici saldamente ancorate nel blues. Noi vi offriamo un giro di giostra, convinti che certi suoni siano un’ottima cura per la grigia monotonia quotidiana. Ovviamente, se vi capita l’occasione di beccarlo dal vivo, non lasciatevelo scappare.