TEMPORAL SLUTS, Modern Slavery Protocol

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Mi sento di poter affermare che nel 2016 gli zoo non dovrebbero più esistere! Animali chiusi in gabbia e costretti a far mostra di loro stessi a un pubblico che nella maggior parte dei casi non riuscirebbe a distinguere un cammello da un dromedario o un cavallo da un asino. Animali che andrebbero ammirati nel loro habitat naturale e quindi in una situazione potenzialmente pericolosa, ad esempio immaginate di voler osservare un branco di mandrilli: per farlo sarete costretti ad inoltrarvi nella foresta di qualche paese africano, ma se una volta scovati i variopinti primati, questi dovessero incazzarsi alla vista di voi ospiti indesiderati, iniziando a urlare e rincorrervi, cosa fareste oltre a cacarvi letteralmente sotto? Non ho esperienza diretta a riguardo, ma sono pronto a scommettere che i lunghi canini appuntiti di quelle simpatiche scimmie potrebbero causarvi gravissimi danni con un solo morso. Ascoltando Modern Slavery Protocol ho avuto una sensazione simile! I Temporal Sluts sono infatti cinque animali feroci fuggiti dallo zoo di Como, si aggirano in città da moltissimi anni e negli ultimi tempi hanno cominciato ad aggredire acusticamente gli ascoltatori che incrociano (proprio come chi vi scrive) con una decina di morsi profondi. Rock selvaggio e scatenato, discendenza prossima di New Bomb Turks e Dwarves, parentele con Hellacopters e Backyard Babies dei primi album, appartenenza alla famiglia di quei generi musicali che suonati in una qualsiasi venue vi esporranno al rischio di farvi male, magari rompendovi un braccio nel bel mezzo del pogo… come durante un’escursione in ricerca dei mandrilli. Non desiderate correre rischi? Andate ad ammirare le farfalle che si posano sui fiorellini, è estate, ne incontrerete un’infinità.