TAM BOR, Intense & Ciao

Intense & Ciao è il primo album (nonostante sia in giro da quasi una decina di anni buoni) per Tam Bor, progetto drumpop di Giacomo Vitti Bastianelli, sangue messicano, già nel giro On The Camper (e parte dello stuolo di batteristi passati da Peter Kernel). Visto un paio di volte negli ultimi anni, stupisce dal vivo per la capacità di tenere il piede in più scarpe, legando tecnica e immediatezza. La musica di Tam Bor si muove sinuosa unendo ritmiche fredde e calde, lingua italiana e spagnola, ambienti dinamici e sorprendenti. Difficilissimo incasellarlo, a tratti vengono in mente flash fugaci, ma appare chiaro come l’originalità sia grande e al servizio dei brani, non facendo mai rima con sterilità, si veda una “Portfolio” che unisce ritmo e così tante linee vocali e melodiche da sembrare più una ragnatela che un brano pop. A tratti sembra che la voce di Tam Bor sia imprigionata in un groviglio di suoni e beats veloci ed emozionanti, mantenendo però un’aria in qualche modo drogata. Questo mood viene declinato in momenti più o meno slacker o hip-hop, ricordando a tratti Bautista, Generic Animal o Molecola (pensando a progetti per i quali ho speso parole in passato) oppure dei Titan molto più tormentati, pensando al Messico. Ma non c’è in realtà nulla che avvicini queste citazioni a una scena oppure a un’affinità concordata, se non il riuscire a miscelare parole e ritmi in maniera personale e inconsueta. Considerando poi il bilinguismo di Tam Bor, questa espressività assume contorni sfumati e via via sorprendenti, riuscendo a mantenere alta l’attenzione durante i 33 minuti del lavoro.

L’urgenza è travolgente, mette in gioco un’emotività ritmica che costringe ad un ballo nervoso e catartico, con brani come “Fiasco” che ci svuotano letteralmente, partendo come speziati drum & bass e torcendosi in espressivi haiku punk. Groove, ritmo e parole che sembrano rotolare fra i suoni cesellati da Tam Bor, parte umana di un insieme che unisce organicità ed elettronica, vivendo della tensione fra esse. L’equilibrio e la gestione del percorso dell’album (prodotto, curato e suonato da Giacomo stesso) dimostra la maturità del suo autore e come ancora la musica pop possa essere una stupefacente scatola cinese, all’interno della quale trovare alternativamente ritmo, verbo, ispirazione. L’ultimo brano, poi, è intitolato “Virtuoso”, qualcosa vorrà dire? Di certo la pelle utilizzata in questo disco ricopre moltissima sostanza e fantasia…