T-Rex Squad: guida galattica per tirannosauri

Lanciati dal precedente #resistiallestinzione, i T-Rex Squad tornano a colpire con un nuovo disco che continua il loro percorso e al contempo ne affina ed amplia l’arsenale. Sempre più incuriositi dalle avventure dei tirannosauri in vacanza nella nostra epoca e dal loro particolare punto di vista su di essa, abbiamo deciso di farci raccontare dal cantante Angelo come è nata e cosa ha in serbo per noi la squadra.

Per chi poi volesse vederla in azione dal vivo, vi ricordiamo le due date del prossimo fine settimana: venerdì 26 al Circolo BlackStar di Ferrara e sabato 27 al Grotta Rossa (Spazio Pubblico Autogestito) di Rimini.

Ciao, innanzitutto facciamo un passo indietro e raccontaci come è nata questa strana squadra sull’asse Castelfidardo, Bologna e Ferrara?

Angelo (voce): Ciao Michele e grazie per l’opportunità, innanzitutto. Allora, il progetto nasce in un postconcerto alquanto alcolico dopo il release dei First Brawl (nei quali Vittorio militava ancora all’epoca). Io e Thomas, che avevamo “una pasqua alta a sufficienza”, discutevamo del dover trovare un espediente per andare tutti i fine settimana in giro a bere e mangiare. Con “un secondo di lucidità” mi sono rivolto a lui esclamando: “Be’, l’unico modo che conosco per fare sta cosa è formare una band insieme” e lui, ancora più candidamente mi ha risposto: “… figata, facciamolo!!!”, ma tutto poi è rimasto lì in stallo. La mattina, dopo essermi ribeccato, ho scritto subito a Tom il seguente messaggio: “Ma ieri sera eri serio sul fatto di fare un gruppo insieme” e mi ha risposto con un secco: “Sì, facciamolo…”. Da lì abbiamo iniziato a prendere contatti, il primo è stato un altro bassista che per motivazioni personali non ha aderito al progetto e poi Tommaso per suonare la chitarra (quella sera era invece presente come bassista con la sua ex band). Da lì abbiamo iniziato una pallida composizione a distanza e poi ci siamo ritrovati a contattare Vittorio che da qualche tempo esprimeva il desiderio di tornare a suonare punk rock, per cui lo abbiamo subito arruolato. La nostra idea iniziale era buttarla un po’ in “cazzata”, volevamo suonare e divertirci, ma dopo la pubblicazione di “T-Rex Squad” (il primissimo pezzo) ci è stato subito chiaro che tanto sottogamba non avremmo potuto prenderla.

Mentre si sa tutto di Bologna e Ferrara, magari non tutti sanno della crew di Castelfidardo e delle molte cose che avete organizzato negli anni: ti va di raccontarci qualcosa della tua città? Come è la situazione ora, avete in programma di riprendere ad organizzare concerti?

Castelfidardo è la mia “città”. Da quando vivo nelle Marche, giugno 2000 circa, ho sempre passato molto tempo a Castelfidardo, e negli ultimi quattro/cinque anni ho iniziato pure ad abitarci e lavorarci. Quando proposi ai ragazzi di fondare il collettivo la cosa fu presa con entusiasmo e abbiamo sempre annoverato nel gruppo: musicisti, dj, promoter e alcuni che andavano ai concerti. Perché abbiamo sempre fatto concerti per le persone che amavano andarci. Al momento il collettivo è un po’ in stallo dopo il fest del 2019 e stiamo aspettando un po’ di chiarezza vista la costante instabilità dettata dalla pandemia. Anche perché tanti dei nostri locali storici non hanno riaperto o se lo hanno fatto, lo hanno fatto in forma ridotta senza possibilità di esibizione live, viste pure le capienze limitate. Speriamo bene per l’inizio del 2022 e teniamo le dita incrociate per l’estate, soprattutto.

Chi ha avuto l’idea dei tirannosauri? Come è stata la reazione iniziale del pubblico, non avevate paura che la cosa finisse per far prendere sottogamba la band?

L’idea dei dinosauri è venuta da Thomas, da mesi ci scambiavamo meme e video con ‘sti folgorati che giravano vestiti da T-Rex con ‘sto gonfiabile. In quegli stessi giorni stavamo valutando un nome per la band, le prime cose proposte erano delle gran boiate, fino a che Tom non ha detto: “comunque voglio comprarmi uno di quei vestiti, sono una figata” e tra l’ilarità generale della chat esclamai: “Be’, prendiamone 4 e usiamoli per la band, potremmo chiamarci T-Rex Squad, sai che figata?”. Dopo aver riso altri venticinque minuti abbondanti, l’idea non era più vista come “cazzata” ed era stata accettata e promossa. La paura di “far prendere sottogamba” la band non ci sfiorava, in realtà spesso ci etichettavamo come “truffatori”, perché essendo un filo autocritici ci siamo sempre ritenuti dei “cialtroni”, quindi eravamo noi stessi a prenderci in quel modo. Invece, contrariamente alle aspettative, la situazione “è esplosa” e dopo il primo singolo, registrato diy dal mio vicino di casa, e il video, realizzato nella stessa maniera con i miei scarsissimi mezzi e conoscenze, abbiamo capito che dovevamo dare “un tono” alla cosa, un po’ come con il tappeto del Drugo nel grande Lebowski, e da lì ci siamo trovati a prenotare lo Studio 73 di Ravenna per lavorare con un tecnico del suono mastodontico, Riccardo “Paso” Pasini, con il quale avevamo già collaborato con vecchie esperienze.

Da questa fruttuosa collaborazione abbiamo tirato fuori #resistiallestinzione.

#resistiallestinzione è uscito ad inizio 2020: come avete affrontato l’asteroide che è caduto sulla Terra e immagino abbia causato non pochi problemi nella promozione del disco?

Il disco è uscito ufficialmente il 7 febbraio 2020 e il fantomatico asteroide ci ha preso su un fianco, in maniera parecchio violenta, eravamo in piena pianificazione e avevamo già aperto contatti per girare un po’ tutta l’Italia, perché, per quanto si presentava come una cazzata, il progetto era ben visto da tutti nelle situazioni punk e hardcore locali, ovviamente il cantato in italiano appariva limitante per guardare all’estero, ma ci faceva comunque ben sperare perché sembrava che avessimo beccato “il giusto mood”. Adesso, con uno sguardo critico a questo disco, lo valutiamo e concepiamo più come una demo che come un vero ep, ma le argomentazioni cantate e suonate restano coerenti con #alladeriva che è un naturale prosieguo della stessa.

#alladeriva parte con “Pericolo” proprio dal racconto di questa catastrofe e della conseguente spaccatura che ha causato nella nostra società. Ovviamente lo fa con il vostro solito piglio ironico ma non risparmia qualche critica pungente. Credete che la pandemia lascerà anche una maggiore diffidenza tra le persone?

Paradossalmente “Pericolo” è una canzone che parla in senso lato di covid, non lo affronta né discute apertamente. Il brano, come tanti altri, è qualcosa che ho scritto (a livello di testi) molto in prima persona, sono tutti racconti personali. “Pericolo”, comunque, è un attacco critico alla nostra “scena”, una scena vecchia e piena di persone, in media, con un’età superiore ai trenta anni. Dove non è avvenuto un reale “ricambio generazionale” e ci ritroviamo continuamente a “combattere” con le stesse facce e le stesse persone di venti anni fa. Una sicurezza per certi aspetti, ma un po’ avvilente per altri.

Vi va di raccontarci qualcosa dei testi del disco? Come nascono e quanto conta l’ironia nell’immaginario dei T-Rex?

Tutti i brani della Squad cercano di antropomorfizzare e contestualizzare al contemporaneo l’essere umano, troviamo qualcosa di sociale ad esempio in “Salvare” dove ho cercato di affrontare un problema come la violenza sulle donne (“non è così, che ti potrò salvare, con le mie braccia corte e più nulla da afferrare/ non è così, che mi potrai salvare, con le tue braccia corte e più nulla da afferrare”) e dove cerco di trasmettere l’impotenza del singolo individuo che si rammarica della violenza, ma da solo non può nulla vista la società che lo circonda. Oppure “Caduta”, da amante dello sci-fi è per me una gioia parlare di stelle, pianeti, satelliti, e la cosa ritorna anche nel recente “N’Oi Ragazzi” in cui descrivo la fuga dal pianeta dopo il viaggio introspettivo di “Progetto Dino” o l’anthem di “Guerra” che si vanno ad intersecare vicendevolmente per creare un unico filo logico. Posso ammettere che entrambi i dischi seguono il medesimo concept, e che entrambi raccontano di Dino e Rexa che sono i nostri “eroi” giurassici. Che vivono la contemporaneità del terzo millennio con un occhio critico e in conflitto con il tempo che li sta ospitando. In ogni caso ho sempre amato scrivere per “immagini” e “metafore”, quindi avere due personaggi da usare per parlare di me/noi è solo uno stimolo continuo in fatto di ispirazione.

#alladeriva è un lavoro decisamente ricco e curato dal punto di vista musicale, non mancano cambi di stile e in generale in soli cinque brani riesce a dire molto di voi. Vi va di raccontarci qualcosa della sua composizione e di come avete lavorato nonostante distanza/lockdown e difficoltà logistiche?

La produzione di #alladeriva, come sottolinei, è iniziata a fine 2019 e quindi in tempi “Covid-Free”, ma ha visto il suo apice proprio nel periodo del primo lockdown. “Pericolo”, “Progetto Dino”, “Guerra” sono proprio figlie di quei giorni. Io ricevo settimanalmente brani che Vittorio o Tommaso scrivono a casa e che sviluppano in sala prove con Thomas. Mi mandano queste bozze che poi vado a studiare per registrare demo nel mio home studio (lo scrivo così perché fa figo, ma in realtà parlo di uno sgabuzzino capiente in cui ho montato due schermi e un microfono comprato su Wish a un costo ridicolo), dove registro alla meglio le tracce salvo poi prendermi un sacco di rimproveri da Tommaso perché non riesce a lavorarle in post-produzione.

Ospitate anche alcuni amici, come sono nate le varie collaborazioni e quanto conta il rapporto umano in seno alla “scena” per voi?

Sì, in #alladeriva abbiamo due guest alla voce e uno alle tastiere. Come sono nate? Be’, la guest di Totonno in “Pericolo” nasce da una chiacchierata sotto casa di Vittorio, volevamo “stemperare” la tensione del brano con una voce meno ruvida rispetto alla mia e abbiamo pensato a Totonno perché per me e Vittorio è stato un “maestro” quando in gioventù abbiamo approcciato il punk rock e l’hardcore melodico. Pensiamo che sia stata una scelta ben ponderata e il risultato finale molto figo (Antonio ha registrato presso il suo studio a Cosenza). Poi, ovviamente avendo Duff Records in regia per le nostre produzioni, è stata una scelta molto naturale coinvolgere proprio Mr. Duff Records. Per la seconda guest di Gabriele di Plakkaggio e 666 volevamo “un vocione” che si smazzasse un pezzo che consideriamo “molto street”, io e Gabriele ci eravamo incontrati in varie occasioni, memorabile è un concerto nel maceratese dove ero presente come spettatore e mi ritrovai a cantare un paio di pezzi con i 666. Gli ho scritto: “Gabriele, vuoi cantare una strofa sul nostro nuovo disco”, lui ha accettato e ci ha registrato il pezzo presso l’Hell Smell studio di Alex Gavazzi. Ci siamo ritrovati con un brano che paragoniamo a una bella manata in faccia! Il terzo guest è il nostro guru Paso che ha registrato per noi le tastiere nel brano “N’Oi Ragazzi”, per il quale non potevamo desiderare di meglio, visto poi il risultato finale.

Avete anche girato un video per “Guerra”, un’esperienza che avevate già vissuto con “Salvare”. Come è nato?

Angelo: I video di questi tempi sono parte fondamentale della promozione di un album. Questo è il nostro terzo, nonostante non possiamo considerare il primo al pari dei due successori che tu hai già citato. Il video di “Salvare” è stato girato dai ragazzi dello Studio8Zero della provincia di Ancona, che annovera nelle sue file un mio amico di vecchia data ed è stato realizzato su un mio script che coincide con il testo del brano in questione. Invece “Guerra” è stato girato dalla coppia d’oro Giuseppe “Bepi” Garau e Giacomo “Josh” Giorgi (una delle omonimie con la nostra redazione è casuale, l’altra molto meno, ndr) a Torino via Scatti Vorticosi, che è una delle nostre etichette co-produttrici. È stato girato in parte all’Audionauta per le scene di gruppo e al CSOA Gabrio per le restanti immagini. La collaborazione è nata grazie ad Andrea di Scatti Vorticosi che ha voluto coinvolgere i ragazzi, che sono stati molto professionali e hanno realizzato un lavoro enorme con i mezzi a disposizione. In questo caso abbiamo cercato di inserire immagini dove eravamo protagonisti mentre suonavamo il pezzo, sia con il vestito da T-Rex che senza, poi abbiamo coinvolto un paio di persone per le restanti immagini della classe. Siamo totalmente soddisfatti del risultato finale, non avremmo potuto desiderare di meglio.

Che rapporto avete con YouTube e gli altri social? Quanto contano per promuovere una band e che cosa invece proprio non vi piace?

Angelo: Il nostro rapporto con i social è il rapporto che ogni band dovrebbe avere con i suddetti. Io in primis li utilizzo al 90% proprio con lo scopo di promuovere principalmente musica. Poi ovviamente posto pure un sacco di cazzate, ma se facciamo un conto in percentuale vince comunque la musica. Spesso, negli ultimi anni, sono stato tentato di cancellarli tutti, ma poi mi ritrovo a dirmi che non siamo più negli anni ’90 e che tutto l’indotto musicale vive sul web e allora resto dove sto e “ritorno sui miei passi, per perdermi così…”.

Quello che al momento non ci piace dei social è che sono dei mezzi di divulgazione ma spesso veicolano messaggi sbagliati. Il problema non è comunque il social, ma la persona che vi sta dietro e condivide le sue idee, giuste o sbagliate che siano.

A proposito, l’utilizzo degli hashtag nei titoli ha qualche significato particolare?

Angelo: Sì, l’hashtag ha un significato particolare, quando ci siamo trovati a decidere il titolo di #resistiallestinzione abbiamo pensato: “siamo vecchi, facciamo qualcosa di giovane… poi in ogni caso la promozione sul web prevede l’utilizzo dell’hashtag… dai, non facciamo i boomer, chiamiamolo così…” e per il secondo è stato effettuato il medesimo ragionamento. E da qui, l’utilizzo degli hashtag nei titoli.

Sembra che finalmente si riparta con i live (quarta ondata permettendo), come vi sentite a portare finalmente ben due dischi dal vivo?

Angelo: Ovviamente siamo carichi, perché ci siamo abbondantemente rotti di stare a casa a preparare la pizza e la pasta fresca, ho piantato nelle papille gustative il profumo del lievito, e ho realmente bisogno di riassaporare tutti quei sapori e odori dei locali italiani. Perché è bello stare a casa il sabato sera con: la copertina, la birretta e la serie sui siti di streaming, ma vuoi metterlo con macinarsi almeno 300 km, caricare e scaricare strumenti e merch e conoscere persone, bersi birrette in compagnia e dormire dove capita o in macchina sulla via del ritorno? La musica è un collante e la T-Rex Squad nasce e cresce grazie a questo perché proprio sempre per i suddetti motivi vuole andare avanti fino alla “naturale estinzione dei suoi componenti” (risate, ndr).

Grazie mille per il vostro tempo, vi lascio lo spazio per saluti, contatti e quant’altro….

Angelo: Siamo noi a ringraziarti per l’opportunità, salutiamo tutti e speriamo di incontrarci presto sopra e sotto i palchi italiani.

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