SYSTEM HARDWARE ABNORMAL, Tribrute

Always fight normalize

Se dovessi partire dalla copertina dovrei subito dire che Tribrute è un album pessimo, ma c’è chiaramente del genio a pensarla così brutta, credo che la cosa sia parecchio voluta… D’altronde da uno come System Hardware Abnormal non vi potete mica aspettare le musiche di, che ne so, Nat King Cole o dei Nirvana… La creatura di Stefano Di Trapani è appunto una cosa volutamente informe, folle (vivaddio!), espressione (in forma di eloquente tributo) di una persona che ama mettere in pratica, e con grande rigore, un discorso-sberleffo sonoro di tipo bruitista e sopra le righe. Il musicista romano non è certo nuovo a idee e progetti di varia fattura e tipologia (Micropupazzo, Trapcoustic, Maximillian I e via elencando…), tanto che continua imperterrito a proporre le musiche più disparate, con evidente predilezione per il rumore (da qui la comunione d’intenti con un altro, ormai storico agitatore come DJ Balli) e i risultati gli danno pure ragione. Converrete con me che solo di risultati artistici si possa parlare, la sua non è certo una proposta commercialmente appetibile ai più… Insomma, se avete il fegato forte e abituato a tutto, potete tranquillamente sorbirvi i dodici minuti a rotta di collo di “Accelera Zionism” (notevole, doppio calembour-presa per-i-fondelli), la pantomima noise-delic e dal vago olezzo vapor-wave di “I Iberibe Enyi M Nwanyị Nke Nwaanyị” (con opportuno titolo etnico), per non dire della pirotecnica chiusura di “Banana President”, una sinfonia harsh terroristica che sembra scimmiottare il primo Prurient, ma l’accostamento è solo per trovare un appiglio polemico, come fanno i bulletti coi più piccoli a scuola. Musica cazzona la sua, ma tremendamente seria (mai seriosa va da sé) e divertente. A noi sta bene così.