SUTEKH HEXEN, Monument Of Decay

Sutekh Hexen

Devono essersi conosciuti per bene in quel di Merzbild i Sutekh Hexen e Trepaneringsritualen, e le lunghezze d’onda devono essere state da subito molto vicine se per la versione in cassetta del loro ultimo lavoro Monument Of Decay i primi hanno scelto proprio la Beläten del secondo. È fuori, inoltre, un’altrettanto bella versione in vinile a cura della Black Horizons, dunque c’è un occhio di riguardo anche all’estetica delle uscite, d’altro canto parliamo di un gruppo passato per Zeitgeists e Handmade Birds e per le cui copertine spesso si presta – come in questo caso – la scrittrice Patricia Cram.

Quella di Kevin Gan Yuen e Andrew Christian Way è una formula di noise caustico, macinato assieme a un black metal figlio delle foreste del Nord (simili forse a quelle dei madrigali notturni ulveriani) e a deviate celebrazioni esorcistiche para-locrianiane. Gli sfondi di synth in “Lastness”, in effetti, la parvenza di essere usciti dalle mani di un Hannum ce l’hanno, ma sono solo il bacio di un Giuda che condanna alla risalita di uno Stige in piena, nel quale scorre il black/harsh noise di “… Of Emanation” e “Dhumavati’s Hunger” (“धूमवती बुभुक्षा”). Alla fine viene da chiedersi se questo “monumento” dei Sutekh Hexen non sia proprio l’erebo “Dakhma” (“ل خــعــه”). Se sì, allora ben venga quest’inferno in terra.