Il suono generato di Enore Zaffiri – Considerazioni su “Musica Per Un Anno – March 28th, 6 p.m.”

Il compositore torinese (nato nel 1928) è paragonabile a una sorta di pioniere vivente della musica elettronica del Dopoguerra. Siamo già in un altro millennio e si parla ancora di lui – poco, per la verità – con la necessaria riverenza e la consapevolezza di avere a che fare con uno che ha masticato studio e ricerca per decenni con grande abnegazione. Musica Per Un Anno è – proprio come afferma il titolo – un’unica composizione che dura concettualmente 360 giorni ed è fatta di onde sinusoidali che si fondono nel tempo in una sorta di interminabile suono sordo, qui riproposta in versione ridotta partendo dal software Supercollider utilizzato dal musicista piemontese Andrea Valle, docente e ricercatore universitario che ha dedicato molto del suo tempo a diffondere il verbo di Zaffiri (sul web è reperibile una pubblicazione gratuita sul sito aimi-musica.org fatta assieme a Stefano Bassanese).

Andiamo per gradi: nel 1964 nasce lo SMET – Studio Di Musica Elettronica Torino. Zaffiri è uno dei padri di questa creatura che verrà ricordata come uno dei centri di ricerca più importanti di quegli anni assieme allo Studio di Fonologia di Firenze (fondato da Pietro Grossi) e a quello di Milano, nato qualche anno prima per opera di Luciano Berio e Bruno Maderna. Evidentemente è un periodo fertile per la “sperimentazione” in campo acustico, uno dei rari momenti storici dove quella parola acquista un senso effettivo. Zaffiri continua il suo percorso che passa attraverso l’uso dei sintetizzatori per arrivare alla “computer art” e solo una decina di anni fa si incomincia a vedere qualche sua composizione registrata su supporto (i conterranei My Cat Is An Alien lo coinvolgono per il loro passaggio sulla americana Atavistic in “Through The Magnifying Glass Of Tomorrow” del 2009). Pure alla milanese Die Schachtel se ne accorgono – d’altronde è l’etichetta deputata a svolgere questo tipo di operazioni – e pubblicano prima Musica Reticolare nel 2004 e proprio Musica Per Un Anno in box cartonato nel 2008, con le liner notes dello stesso compositore.

Quando ho saputo che la portoghese Mazagran di Riccardo Dillon-Wanke (in catalogo gente come Yannis Kyriakides, Manuel Zurria, David Maranha…) rimetteva in circolo il disco in questione, ho subito pensato a un doppione, ma come spiegato poco sopra qui andiamo da un’altra parte. Valle infatti ci mette del suo, di fatto riattualizza in un nuovo contesto strumentale e tecnologico, partendo da una personale implementazione digitale, quella composizione che, ricordiamolo, è stata concepita per nastro nell’ormai lontano 1968, facendo propria la regola stessa dettata da Zaffiri: il progetto è un’organizzazione di base sulla quale si può intervenire con ulteriori, individuali elaborazioni. Le date in fondo però servono a poco, il passare degli anni non ha scalfito minimamente questa partitura, non poteva nulla data l’evidente natura nel tempo di una non-musica come questa. All’ascolto le onde sonore si fanno impercettibili e penetrano nelle orecchie fino a farti perdere il senso dell’orientamento. Se questo era uno degli intenti di Zaffiri, ci è riuscito in pieno, l’apporto di Valle lo conferma.

Musica Per Un Anno non è però soltanto un classico disco, ma un documento sonoro complesso in forma di cd, che contiene una teoria e dei dati pensati/calcolati da un tranquillo ed appartato signore piemontese che ha a cuore il suono e lo spazio nelle loro accezioni più ampie. Cercatelo, studiatevi le minuziose note interne, perdetevi nell’ascolto e ogni tanto osservatelo con orgoglio nella vostra collezione di dischi. L’artwork merita allo stesso modo. 

Musica elettronica per la sonorizzazione di ambienti. È musica nel tempo, concepita per la durata di un anno. L’evento sonoro si trasforma impercettibilmente, ma continuamente, in relazione ai mesi, ai giorni, alle ore, ai minuti.

Ogni istante ha la sua musica irripetibile che si fonde con la luce e con l’aria dell’ambiente.

È una “presenza”.

È una musica che non deve imporsi, non deve frastornare o distrarre, non deve costringere il fruitore all’immobilità. Essendo musica nel tempo, senza inizio né fine, è sempre “importante” in qualunque momento la si voglia ascoltare. È una musica che risponde alle necessità dell’uomo contemporaneo, che nella visita a un’esposizione o a un museo, assorbe esperienze multiple in un discorso attivo ed adeguato alle esigenze culturali del nostro tempo.”

Enore Zaffiri, 1968