Sulla soglia. Un primo tentativo d’approccio a Fausto Romitelli

Fausto Romitelli - foto di Luisa Vinci

Da quando sono nato, sono sempre stato immerso in immagini digitalizzate, suoni sintetici, artefatti. Artificiale, distorta, filtrata – questa è la natura dell’uomo oggi .

Fausto Romitelli, dalle note di “Professor Bad Trip ” (Cypres)

Cosa c’era nell’oltre-suono, in quel recinto senza confini visibili che il musicista goriziano immaginava e provava a mettere in forma di partitura? Ancora non lo sappiamo con certezza, né tanto meno ci interessa inquadrare un’idea di musica talmente complessa da risultare giocoforza impenetrabile, come un buco nero idealmente “eretico”. Eppure, quando si ascoltano alcuni passaggi di “An Index Of Metals”, tanto per partire dalla sua ultima fatica, frutto anche della collaborazione col video-artista Paolo Pachini (fonti sicure, inoltre, confermano che stava pure pensando a un futuro lavoro ispirato alla “Histoire de L’œil” di Georges Bataille), tutto risulta estremamente “chiaro”: si rimane allibiti di fronte alla bellezza quasi cristallina delle note trascritte per quest’opera rock, e la definizione non inganni i numerosi cultori del linguaggio citato, che in questa sede ci troviamo a scomodare, visto che etimologicamente di “opera” (più precisamente di “video-opera”) stiamo parlando e, va da sé, da un’ottica sempre poco ortodossa e chiaramente non riconciliata. Vi basti sapere che in principio si parte da un campionamento di un più che celebre brano dei Pink Floyd (“Shine On You Crazy Diamond”), per poi approdare in un mare tempestoso e irto di insidie e varie trappole sonore (con inserti da tracce dei Pan Sonic), tra voci potenti, solo all’apparenza angeliche (e gàlasiane), e deliqui chitarristici e ritmici poco addomesticabili (il libretto, invece, è stato scritto dalla croata Kenka Lèkovich).

Breve presentazione biografica

Dicevamo del percorso svolto dal musicista scomparso per una grave malattia nel giugno del 2004. Dopo gli studi al conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano come allievo di Umberto Rotondi (a sua volta allievo di Franco Donatoni), Romitelli si trasferisce a Parigi e diviene compositeur en recherche presso il prestigioso IRCAM, dove si occupa di elettronica e informatica in relazione alla musica, e approfondisce gli studi sulla “classica contemporanea”, in particolare sulla cosiddetta musica spettrale, detta anche spettralista (maestri sono Hugues Dufourt, Gérard Grisey, Tristan Murail). Da queste premesse (e dallo studio attento di un altro suo importante modello e maestro di corso, il già menzionato Donatoni, oltre che degli amati Richard Strauss e Claude Debussy) nasce la volontà di misurarsi con la composizione tout court, senza mai dimenticare uno sguardo al rock. Da queste due importanti radici cresce la sua opera (vistosamente dualista eppure sincretica) e pian piano Romitelli incomincia a pensare a una forma tanto ibrida, quanto affascinante, di composizione complessa (e all’apparenza anarcoide) che va dritta al segno, con l’orecchio dell’ascoltatore che deve rimanere attento, quasi soggiogato, dagli incastri sonori ai quali si approccia. Va detto che ci sono ancora delle composizioni inedite, e fare una cronologia delle sue pubblicazioni rimane cosa difficile: si potrebbe partire ad esempio dalla trilogia di “Professor Bad Trip”, ispirata dalle tavole di Gianluca Lerici – sorta di contraltare italiano di Joe Coleman, meno pittorico e più “fumettistico”, però – che segna l’inizio di un cammino fatto di riconoscimenti accademici, e non solo, ma anche di una volontà, lo ripetiamo, di rimanere ai margini di certi ambienti che il compositore stesso tendeva a definire paludati e impermeabili. Si passa per “Flowing Down Too Slow,” ispirato da Scanner, Dj Spooky e Aphex Twin, poi attraverso “Dead City Radio. Audiodrome”, fino ad arrivare alla brusca sterzata più “metallica” e “drone” del conclusivo “An Index Of Metals”, forse l’uscita più “diretta” della sua breve e intensa carriera (ma stiamo chiaramente semplificando, lo avrete capito). Nel 2003 fa appena in tempo a fondare, assieme ai compositori e amici Riccardo Nova, Giovanni Verrando e Massimiliano Viel, l’associazione culturale “Sincronie”.

La musica come “virus”

In questa musica, qualcosa brucia e corrode continuamente i contorni delle figure, interrompendo la relazione interno-esterno che essi instaurano. La generazione del suono, a tutti i suoi livelli, sembra in realtà il frutto di processi degenerativi, poiché essere nel linguaggio corrisponde a contrarre una patologia *

Se ci atteniamo a questa definizione, è chiaro che l’approccio al mondo di Romitelli non possa che risultare viziato dal fascino per l’indefinito, per quella oscura voglia di confondere artatamente i contorni della materia, tanto cara a Francis Bacon (altro suo modello di riferimento). Non dimenticando l’inclinazione a farsi ispirare dalle immagini “forti” di David Cronenberg, e note erano pure la sua ammirazione per Aldous Huxley, Henri Michaux, per Roy Lichtenstein (“Drowning Girl” in “An Index…” è ispirata proprio all’omonimo quadro del pittore statunitense) e per le musiche di Doors, Brian Eno e Pan Sonic. È da queste passioni, e da continui ripensamenti somiglianti a un “cupio dissolvi”, che nasce la poetica musicale dell’autore, ed è in questo magma che si plasmano (e si “perdono” all’improvviso) nuove form(ul)e musicali. Ci ha visto lungo anche il solito John Zorn, che pochi anni fa, nel 2012, ha pubblicato Anamorphosis, raccolta di alcune composizioni suonate ed arrangiate dal Talea Ensemble (con copertina proprio dell’ormai leggendario Professor Bad Trip). Va segnalata pure un’importante esecuzione, quella di “Dead City Radio”, avvenuta prima della sua prematura dipartita per tramite dell’Orchestra Sinfonica della Rai, all’Auditorium “Giovanni Agnelli” al Lingotto di Torino nel 2003. L’eredità viene raccolta anche dai tipi di Milano Musica, che nell’ultima edizione del festival gli hanno tributato una lunga serie di omaggi, con Ictus Ensemble e l’ex Pan Sonic Mika Vainio, tra gli altri (Vainio è tornato su Romitelli partecipando all’edizione 2014 del festival All Frontiers).

Noi traiamo spunto dalla uscita quasi in contemporanea di un paio di pubblicazioni: “Have Your Trip. La Musica Di Fausto Romitelli”, a cura di Vincenzo Santarcangelo (Auditorium), e – per Trauben – “Oltre Le Periferie Dell’Impero. Omaggio A Fausto Romitelli”, a cura invece di Alessandro Arbo (questi in passato aveva già pubblicato in francese “Le Corps Électrique: Voyage Dans Le Son De Fausto Romitelli”, Éditions L’Harmattan, 2005). Quella di Arbo è una raccolta di interventi nel corso di una giornata di studi promossa dall’associazione More Music sempre all’interno del festival All Frontiers, che fornisce strumenti utili per interrogare la musica di Romitelli, e scoprirne la vicinanza ai nostri interessi come webmagazine, ad esempio sei parole chiave indicate da Arbo stesso: suono (non è scontato per “gli accademici” scolpire il suono anziché comporre le musiche), modernità, high and low (il concetto di lo-fi, che qui chiamano “low-fi”, torna anche nell’intervento di Isabella Vasilotta su “An Index Of Metals”), parossismo (per non dover dire “noise”, in pratica), degenerazione (qui viene in mente Basinski), profondità. Significativo vedere sempre la Vasilotta ricorrere a termini come “loop” (affiancandoci quello di “liquefazione”, quindi di nuovo si pensa ai disintegration loops) e “drone” (chiamati anche bordoni, come se sapesse di rivolgersi a una platea digiuna di un termine a noi estremamente familiare), perché – anche se non in modo eclatante – tutto questo è indice di quella “modernità” di cui parla il professor Arbo. Pure il libro curato da Santarcangelo contiene una serie di scritti che provano a fare il punto storico, ma soprattutto si focalizzano sul ruolo di “compositore” di Romitelli, ad esempio i saggi di Eric Maestri e Luigi Manfrin si soffermano in particolare sugli aspetti tecnici, il primo sulla composizione “Professor Bad Trip Lesson I” e il secondo su “Dead City Radio: Audiodrome”, mentre il curatore si sofferma sulle affinità con Michaux, affermando ad un certo punto: “… ripercorrere la musica di Fausto Romitelli attraverso la lente deformante dell’arte di Henri Michaux, le sue aberrazioni ottiche, potrebbe dunque rivelarsi illuminante o quantomeno fornire delle suggestioni. Amplificare una distorsione al quadrato, questo è l’obiettivo del presente saggio”.

A questo punto possiamo sottolineare che, se avete intenzione di saperne di più, questi sono due testi utili per capire ed apprezzare la complessa “poetica” di Romitelli. Noi siamo rimasti stregati da tanta profondità, e le suddette raccolte non hanno fatto altro che aumentare l’aura di misteriosa ed affascinante bellezza legata alle sue opere. Lo sforzo che farete per cercare di comprendere il suo “mondo” verrà ampiamente ripagato, statene certi. Buon ascolto e buona lettura.

* Marco Mazzolini, in “Lesson IV. Bad Trip, intorno allo stile di Fausto Romitelli”, contenuto in Have Your Trip – La musica di Fausto Romitelli. In precedenza da “Il Corpo Elettrico. Viaggio nel suono di Fausto Romitelli” di A. Arbo

La foto di Fausto Romitelli è di Luisa Vinci.

Romitelli su Ricordi

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