SUGARTOWN CABARET, The First Time I Lost The Road Map

Sugartown Cabaret

Sono molteplici i fattori di interesse nei confronti di questi Sugartown Cabaret. Del resto, già il solo fatto di vedere in azione membri di Amanda Woodward e Aussitôt Mort basterebbe a far drizzare le orecchie agli estimatori della scena d’Oltralpe. In fondo, le direttrici lungo cui si muove The First Time I Lost The Road Map, in origine pubblicato nel 2007 e oggi ristampato in vinile dalla Moment Of Collapse, non sono poi così distanti dalle band citate, nonostante viva di una sua personalità ben definita e non disdegni in alcuni momenti di strizzare l’occhio al post-rock per arricchire il blend che ne costituisce la spina dorsale. Ciò che colpisce è la capacità di sposare emotività e potenza, esistenzialismo francese e melodie sghembe che catturano l’attenzione e si contendono l’interesse dell’ascoltatore, fattori che concorrono a rendere l’album una piacevole sorpresa per chi si fosse perso la sua prima pubblicazione e conservi magari un debole per l’hardcore meno metallizzato e più sofferto, capace di progredire senza dover far sfoggio di muscoli a tutti i costi ma, al contempo, senza annacquarsi e sconfinare nell’indie più zuccheroso. I Sugartown Cabaret si mantengono perfettamente in equilibrio tra differenti spinte e calano sul tavolo otto tracce di pura passione pulsante. Così, anche nei momenti più intimi e sussurrati, come nell’incipit e nel finale di “I’ve Got Absolutely No Relationship Problem” appare chiaro come non si stia in alcun modo tentando la carta della piacioneria, ma ci si confronti con la complessità dell’essere degli umani, debolezze e fallimenti compresi. Anche la perfettibilità degli equilibri e alcuni giri a vuoto, in fondo, concorrono a rendere la scrittura più vicina all’ascoltatore, a suo modo più empatica con chi non ha bisogno di assumere pose da macho per sentirsi ok. Consigliati a tutti, fosse altro per comprendere come l’hardcore sia ancora vivo e vegeto nel nuovo millennio e non abbia bisogno di ripetere all’infinito i giri di qualche vecchia gloria per definirsi tale.