STEVE HAUSCHILDT, Sequitur

Sequitur

L’ultimo Emeralds ha sollevato delle questioni, quasi le stesse che alla fin fine solleva questo disco solista di Steve Hauschildt. C’è anzitutto una tendenza, che non è un problema (o non lo è in generale, almeno): in grossa sintesi, tanti progetti più o meno sotterranei degli Anni Zero – quelli legati all’ambient, al noise e alla riscoperta/rivisitazione del kraut e dell’industrial – stanno mettendo in giro dischi pacifici e molto accessibili. Lo stesso Mark McGuire, ad esempio, tra l’altro appena uscito dagli Emeralds, nei lavori a suo nome (un po’ troppi e un po’ troppo simili) è votato a un intimismo anche apprezzabile. Il nodo da sciogliere è la reale comprensione del senso di certe scelte. È sicuramente vero che una delle caratteristiche dell’ex-trio di Cleveland sia guardare all’elettronica del passato, però, una volta rimasticati alcuni pionieri, non ha lo stesso significato che Steve sposti avanti la data dell’orologio di vent’anni e rifaccia gli Air. Perché in alcuni momenti di questo si parla, solo senza la “stilosità” di un classico (questo sì) come Moon Safari. Tolto il cd dallo stereo l’impressione che resta è quella di aver ascoltato – inframezzata da altra elettronica zuccherosa – alcune variazioni sul tema di “Kelly Watch The Stars”, quella col video dove i due francesi giocano a “Pong” (gli Air erano retromaniaci già nel 1998). Non è grave che i synth suonino soffici, che ci siano pulsazioni e che siano calme e lineari, o ancora che Steve utilizzi il vocoder e canti: è solo che quest’album non sembra aver qualcosa da raccontare a noi nel 2012-13.

Tracklist

01. Interconnected
02. Accelerated Yearning
03. Constant Reminders
04. Sequitur
05. Mixed Messages
06. Vegas Mode
07. Kept
08. Steep Decline