STEREOLAB, Instant Holograms On Metal Film
Primo album di inediti in 15 anni: gli Stereolab – evviva! – battono nuovo metallo sonante. Metabolizzata la crisi relazionale, Laetitia Sadier e Tim Gane tornano alla grande, confermando che la reunion del 2019, le decine di concerti entusiasmanti in giro per il mondo e la curatela di Le Guess Who? 2023 erano le basi per una compiuta ripartenza del glorioso marchio anglo-francese.
Ecco dunque Instant Holograms On Metal Film, edito su Duophonic-Warp: circa un’ora di musica nello scintillante classico Stereolab-style, arricchito da collaborazioni eccellenti. Ci sono il cornettista Ben LaMar Gay e la voce di Marie Merlet, proveniente dal progetto Monade di Sadier (dopo la tragica morte di Mary Hansen nel 2002, questa dovrebbe essere la prima volta che ritroviamo due voci femminili in un disco degli Stereolab). Poi ancora voci, quelle del bassista Xavi Muñoz e del tastierista Joe Watson. Infine, last but not least, impeccabile e sempre presente, la produzione di Cooper Crain, prezioso musicista chicagoano di cui ricordiamo, oltre alla partecipazione in band come Cave e Bitchin Bajas, il bellissimo disco Foreign Smoke (2024) in duo con Bill Mackay.
Instant Holograms consta di 13 composizioni originali che regalano più conferme che sorprese. Sì, il tempo sembra fermo (a Transient Random-Noise Bursts With Announcements e a Emperor Tomato Ketchup), ma se ascolti “Electrified Teenybop!”, ti parte immediatamente l’embolo, come se fosse la prima volta assoluta che metti su gli Stereolab. Laetitia e Tim sono fantastici come sempre, sia nelle atmosfere più intime e confidenziali, come in “Esemplastic Creeping Eruption”, dove il mood francese prende il sopravvento, sia nell’aspetto politico dei testi, come in “Aerial Troubles”, quando non vedono l’ora di cantarle all’orribile Donald: “…Greed is an unfillable hole…”.
Tim Gane è a Vermona organ, Roland SH-5, chitarre elettriche e acustica 12 corde; Laetitia Sadier alla voce, synth, trombone, tastiere e chitarra elettrica. Ma attenzione: tra il polistrumentista Joe Watson e il batterista Andy Ramsay il parco strumentale utilizzato nell’album è sterminato.
Il poker finale composto da “Flashes From Everywhere”, “Colours Television”, “If You Remember I Forgot How To Dream” (part 1 & 2) è la sezione dove più si apprezza la produzione made in Chicago, in un progressivo avvicinamento al post-jazz di sofisticata impronta Cooper Crain.
Ricapitolando: dopo la separazione, Tim e Laetitia avevano pubblicato buon materiale, ma onestamente con Instant Holograms On Metal Film siamo oltre, andando al di là delle più rosee aspettative di qualsiasi fan—tipo il sottoscritto. Stereolab are back and here to stay.