STEFANO PILIA & MASSIMO PUPILLO, Kenosis

Pilia e Pupillo sono sempre, sempre, sempre in giro a suonare, hanno mille progetti, collaborano con un mucchio di gente diversa per età, origini, gusti. Non è detto che tutto quello che fanno sia interessante per chiunque (alzo la mano), ma il fatto di averli visti entrambi sul palco più volte mi induce a dare sempre un chance a ciò che pubblicano, e nel caso di Kenosis ho avuto ragione, perché è un signor disco.

Chi ha ascoltato gli Zu di Jhator, il progetto Zu93 (Pilia, Zu, Tibet) o Uruk (con Thighpaulsandra) non batterà ciglio una volta capito di trovarsi di fronte a un album ambient e mistico: “Credo Quia Absurdum”, del resto, insieme al titolo Kenosis, significa solo una cosa, cioè il desiderio di lasciarsi andare e liberare la parte irrazionale del cervello (This is music that is simply passed through us, scrivono, quindi musica come Divinità superiore che comanda i musicisti o, vista dalla parte opposta, musicisti che non hanno il controllo della musica che fanno). D’altro canto apprendiamo che Pilia e Pupillo hanno impiegato i primi tre mesi del 2018 per registrare questi 42 minuti e non è difficile ipotizzare, visto il risultato, che ci sia stato anche un razionalissimo lavoro di selezione di quanto usciva da chitarra e basso trattati ed effettati, oltre che qualche aggiunta ad hoc (sentire i parlati provenienti dalle sorgenti più diverse).

Kenosis è un fiume denso, profondo, che scorre lentamente: drone, loop al rallentatore, correnti che si sovrappongono ad altre correnti. Esce per Soave, ma starebbe bene su House Of Mythology, che ha lavorato molto con Pupillo, accanto a fuoriclasse dell’ipnosi come i Teleplasmiste e gli Stargazer’s Assistant, tutti imparentati coi Coil da un lato e coi Guapo dall’altro. Da avere.