STEALTH, F.S.T.

 

C’era un tempo in cui il metal underground girava su nastro e la sua variante più fresca si chiamava speed-metal; questo subito prima dell’esplosione della scena thrash della Bay Area e della successiva nascita del death made in Florida. Si trattava di una musica veloce ma ancora legata ai dettami della NWOBHM, di cui riprendeva i giri delle chitarre e il piglio a cavallo tra melodia e afflato epico dei cori. I suoi paladini erano per lo più statunitensi e canadesi e avevano nomi come Exciter, Agent Steel, Abbatoir, Heathen… Ritrovare oggi un gruppo italiano che pubblica una tape del genere, con tanto di grafica e font dell’epoca, fa davvero un certo effetto, anche perché la musica degli Stealth offre un vero e proprio viaggio all’indietro nel tempo, soprattutto per chi (come il sottoscritto) quel periodo lo ha vissuto e si cibava di ‘zine e tape-trading, la vera scuola di ogni metallaro doc anni Ottanta.
A rendere l’effetto completo è un songwriting che convince e centra il bersaglio, ha la giusta botta e dimostra una conoscenza quasi maniacale della ricetta classica tanto che, non fosse per la registrazione, onestamente di gran lunga migliore di quella dei nastri che mi giungevano a casa, sarebbe davvero difficile stabilire che si tratta di un lavoro odierno e non di qualche oscura band scoperta in fondo ad un cassetto dei ricordi.
In breve questi ragazzi di Verona, già attivi con Mortal Violence, Merciless Attack, Recovery Mind, Agitator e Paraxite, nonostante la giovane età dimostrata in foto, riescono a far scuotere la testa a tempo anche a noi vecchi metallari ormai scafati. Poco altro da aggiungere, per quanto mi riguarda: pur nella loro riproposizione calligrafica di un genere (facessero hardcore li definiremmo old-school) hanno la stoffa e la personalità per comporre brani che catturano l’ascoltatore e si guadagnano tutta la nostra simpatia. Promossi.