STARGAZER, Psychic Secretions

Venticinque anni di carriera, una discografia di tutto rispetto e tecnica da vendere, eppure gli australiani Stargazer non hanno mai avuto la risonanza mediatica concessa a gruppi affini, come ad esempio i loro connazionali Portal. Non si tratta di scarsa attitudine promozionale, quanto della precisa scelta di rimanere ancorati all’ambiente underground e lasciare alla propria musica il compito di esprimere il valore del progetto. Di sicuro il loro quinto album Psychic Secretions non ha nulla da invidiare alle produzioni patinate che da anni dominano il panorama della musica estrema.

Il gruppo, capitanato dal bassista e cantante Damon Good (qualcuno se lo ricorderà per le recenti collaborazioni con i Blood Incantation), si conferma capace di spiazzare anche l’ascoltatore più scettico, fondendo sofisticate melodie prog-metal e brusche accelerazioni technical-death. Prendete ad esempio la traccia di apertura “Simulacrum”: le armonie dipinte da chitarra e basso fretless evocano paesaggi onirici, ma in realtà sono l’anticamera dell’apocalisse di riff selvaggi che caratterizza pezzi come “Lash Of The Tytans” e “The Occidental Scourge”.

La strana alchimia di sperimentazioni sonore e death metal “old school” espressa in questi otto brani necessita di più ascolti per essere ben assorbita: i quaranta minuti scarsi del disco traboccano infatti di soluzioni ed influenze eterogenee. Oltre agli ovvi riferimenti ad Atheist, Cynic, Gorguts e Death, non mancano elementi progressive rock anni Settanta e richiami al doom dei Mournful Congregation (altro progetto di Damon Good), nonché spunti più moderni in cui è possibile cogliere l’eco di gruppi d’avanguardia come Voivod e Deathspell Omega.

Psychic Secretions non è un lavoro di facile approccio né godrà del clamore della critica, tuttavia sono proprio le sue spigolosità a catturare l’attenzione e donare quel pizzico di freschezza imprescindibile per essere apprezzati nell’ormai affollato panorama death metal.