STARFUCKERS, Infrantumi (12” Lp Reissue)

Starfuckers-Infrantumi

Del trio bolognese vi ho già raccontato in maniera estesa tempo fa. Quando ho saputo che la bergamasca Corpoc (Nadja + Uochi Toki, Bachi Da Pietra, OvO e Mamuthones) avrebbe immesso sul mercato una ristampa di Infrantumi ho gioito, anche perché sapevo che sarebbe uscito non solo un gran disco, ma che alla musica si sarebbe unito un artwork degno di nota. Cosi è: il vinile è racchiuso in un cartone spesso e “pesante”, con all’interno i testi (in inglese, tradotti dal collettivo Luther Blissett) stampati sempre su cartone, ma questa volta argentato. La musica è quella che ben conoscevano gli appassionati di questa band speciale: notturna, intimamente blues, frastagliata e sempre poco incasellabile. Confermo quanto ebbe a dire Lydia Lunch: it sounds like an eternal soundcheck. Giuseppe Ielasi si è occupato del mastering, mentre il fido Francesco Eppesteingher (colui che ha creato il logo della band per lo spazio Bandcamp) ha messo mani sulla copertina (quelle orecchie ricucite sono davvero inquietanti). Riascoltato il tutto, oltre alla quasi paradossale ed estrema omogeneità dell’insieme, ed alla relativa brevità degli stessi brani, continuano a colpire, per esempio, le particelle noise di “Un Segno Esterno” (come i Matmos che si ricordano del loro passato meno fighetto) e una saettante “Onde Corte”. Sempre in bilico invece tra estasi e nervosismo “In Minor Meno”, mentre la conclusiva “Qua Che” è divisa tra “confessione” e chitarre in balbettante libertà (vera cifra stilistica del gruppo tosco-bolognese). Inutile aggiungere che se siete dei loro accaniti seguaci dovete far vostra cotanta oscura bellezza.

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