SQUAREPUSHER, Ufabulum

Ufabulum

Di primo acchito verrebbe da dire che Ufabulum sia un lavoro composto dalle parti basse del musicista gallese. Chiara l’intenzione di scendere nell’agone electro come uno che il mestiere lo conosce a menadito e quasi ti prende in giro con lazzi e coup de théâtre – diremmo – provocatori.

Tom Jenkinson è una vecchia pellaccia, si sa, e negli anni, nonostante un ultimo periodo di evidente calo di ispirazione, ha dimostrato di saper anticipare/gestire i tempi, ma allo stesso modo di cannibalizzarli come uno che s’è rotto le scatole di fare il prime-mover rispettato da tutti, ma che rischia di fare la fame. Questo nuovo parto sembra fare una cosa, sostanzialmente: ritirare alla cassa tutte le possibili royalties e fuggire verso mari caraibici col ghigno di chi ti ha fottuto. Non c’è solo una sorta di esibito cinismo in questa considerazione, sia chiaro, anche perché l’autore di Hard Normal Daddy ci mette comunque impegno, solo che a volte sembra che abbia le mani occupate anche con qualcos’altro. Tuttavia, perniciose considerazioni a parte, i pezzi ci sono nella loro interezza espressiva, solo che a un primo ascolto quasi non sembrano i suoi. La vita, si sa, a volte è più scontata di quello che sembra: ti ritrovi dopo la lunga gavetta e le idee elargite a gestire le tue fortune con l’abilità di un mandrillo (Jenkinson lo è) e poi all’improvviso ti viene in mente che ti piacevano John Carpenter (“Red In Blue” sembra una out-take più funerea da “Assault on Precinct 13”) o Jean Michel Jarre (tutto il disco è catturato da un elettronica un pelo truzzona), poi prendi per i fondelli i Daft Punk di Discovery (“Stadium Ice”) e addirittura i Drexciya in “Drax 2”. Il tutto sempre da una prospettiva furbetta, quella di chi in fondo la musica la conosce come le proprie tasche. Altro discorso è poi il fatto di aver detto molto nel passato, di aver espresso tra le migliori intuizioni musicali negli ormai lontani Novanta. Ma tant’è, Squarepusher fa come gli pare, non si cura troppo di noi critici pedanti e ci lascia pure un disco che supera abbondantemente l’ora di esercizio. L’erba cattiva non muore mai.

Tracklist

01. 4001
02. Unreal Square
03. Stadium Ice
04. Energy Wizard
05. Red In Blue
06. The Metallurgist
07. Drax 2
08. Dark Steering
09. 303 Scopem Hard
10. Ecstatic Shock