SINEMIS, Farewell
Scrivendo dell’ultimo lavoro di Başak Günak, nella (breve) lista riguardante la diaspora dei musicisti turchi nel mondo avevamo fatto riferimento anche a Sine Buyuka – in arte Sinemis – producer e polistrumentista turca di cui esce ora il suo nuovo importante album, registrato a Londra: Farewell.
Sine ha lavorato nella sua città natale, Istanbul, come giornalista musicale, conducendo programmi radiofonici indipendenti fino al 2012 (quando Erdoğan era già al potere da circa 10 anni, ndr); poi ha deciso di andare via da quella cappa bigotta che era, ed è, al potere. Proprio lo stato d’animo per il volontario esilio in Gran Bretagna e l’incazzatura dettata dalla consapevolezza della deriva autoritaria in corso in quel Paese innervano Farewell, un album di elettronica cupa che respira grazie all’inevitabile pessimismo dell’autrice fin dalla prima traccia, “It’s Not Fate, It’s You”, dove il pensiero torna all’ultimo terribile terremoto che ha colpito la Turchia. Il pezzo è così intitolato in riferimento all’affermazione che il premier turco fece all’indomani della catastrofe: “è stato il destino, il volere di Dio”. Che dire però della corruzione nella concessione di pratiche edilizie false, dell’approssimazione nella gestione dell’emergenza e, ancora, del fondato sospetto che i soccorsi forniti nelle regioni governate dai partiti d’opposizione furono deliberatamente tardivi? Tutte questioni ancora aperte che Sine non ha timore di ricordare esplicitamente nelle note di copertina.
Insomma, per essere un album di ambient-techno contemporanea ha temi decisamente politici e dolorosi. Segue infatti “Exit Democracy”, pezzo scaturito da una semplice riflessione fatta dall’artista: “come il mio Paese si è trasformato in una dittatura, perdendo la fragile e imperfetta ma ancora funzionante democrazia di un tempo?”. “Exit Democracy” è malinconico, immerso in quella sorta di magmatica oscurità che ci accompagna per tutto l’album, laddove i temi dell’ingiustizia e della crudeltà di un regime spietato sono centrali e definiti da sonorità che solo in parte richiamano la tradizione ottomana per trasformarsi infine in sequenze elettroniche ultramoderne. L’inquietudine malata di “Dua II” (che cita il brano che denominava la sua precedente raccolta del 2022) si scioglie nella magnifica quiete notturna di “Storm Before The Calm”: quella di Sinemis è ambient potente ed emozionante, niente di più lontano dalle algide frequenze solite nel ramo.
“How To Lose A Country” ha un titolo che più esplicito non si può: tornano alla mente i paesaggi sonori dei primi Tangerine Dream, onde sonore di synth analogici prendono il sopravvento avvolgendo l’ascolto in una calda ma inquietante visione di una nazione alla deriva, un paese effettivamente magnifico in mano a un potere dispotico. “Us Vs Them” suona spavalda, accogliendo la voglia di riscatto per un inno techno dedicato a una nuova Turchia libera. L’epilogo, “Farewell”, non è comunque ottimista sul futuro: la consapevolezza di un possibile definitivo addio è evidente, dettata da un loop claustrofobico intensamente emotivo che infine sprofonda nel buio, vero e proprio Requiem per una nazione.