SHEDIR, Falling Time

Falling Time è l’esordio di Shedir (Martina Betti), pubblicato da Cyclic Law tra una ristampa degli Arcana e il nuovo di Raison D’Être (speriamo porti bene). Il mastering è curato da Lawrence English, uno dei “sound artist” più noti e di valore degli ultimi anni. Dunque sulla carta uno trova da un lato il dark ambient così come lo intendono gli orfani della Cold Meat Industry, dall’altro il suono pieno ed emotivo, non più ambient ma non per questo noise, di English e compagnia (Irisarri, per certi versi, Frost, per certi altri…). Non ho idea se Martina cercasse una sintesi tra questi due mondi, ma è evidente che li conosce bene e che si riverberano sul suo album: è capace di esplorare basse frequenze e perciò restituire il classico immaginario fatto di antri, caverne, passaggi sotterranei, ma più spesso le sue tracce sono in ascesa, si espandono, saturano lo spazio uditivo e si scontornano fino a far credere che incomba qualcosa di enorme e indefinito, nient’affatto minaccioso, né però del tutto rasserenante. In copertina il cielo sarà pure grigio, ma al posto di un cimitero o un tempio in rovina si vede una creatura maestosa che sfida la gravità. Durante l’ascolto si assiste anche al tentativo di Shedir di includere battiti o percussioni nell’insieme, sicuramente una buona idea per dare ulteriore dinamismo alla propria musica (l’iniziale “Away” potrebbero averla pensata i Seefeel).

Nulla da dire su questo disco, ma là fuori c’è anche moltissima inflazione, fino allo svilimento totale. A Martina servirà crescere ancora e trovare una “sua” sintesi per durare e farsi conoscere.