SADISTIC RITUAL, The Enigma, Boundless

Quando mi parlano di thrash metal penso subito a chitarristi col Metal Zone e assoli cafoni ogni dieci secondi. E poi: cantanti che storpiano tutte le parole in modo da finire con un “yeah”, testi messi giù da un adolescente ubriaco, il perenne tupa-tupa di batteristi spesso fuori tempo. Il basso? Di solito non si sente, quindi non lo considero nemmeno… Sì, in poche parole associo il genere a tutti gli stereotipi sul metal.

Lo so, lo so, il thrash metal è ben altro. Testament, Death Angel, Kreator, Slayer e Metallica sono stati un passaggio obbligato della mia formazione musicale, ma l’interesse è andato scemando, complici la crisi in cui si è impantanato il genere e l’emergere di realtà più stimolanti. Da qualche tempo, però, il movimento lancia segnali di risveglio: merito senza dubbio degli eterni Voivod, ma anche di band minori come i Sadistic Ritual.

Questi ragazzi di Atlanta non devono aver passato notti insonni alla ricerca di un nome originale, tuttavia il loro ultimo album The Enigma, Boundless offre qualcosa di meglio di un semplice tributo al metal anni Ottanta. Superato il trauma dell’artwork, un rebus di immagini credo messe insieme dal killer dello Zodiaco sotto acido, la proposta musicale del gruppo, pur rimanendo fedele ai canoni della vecchia scuola, oscilla tra frequenti escursioni in territori death/black e pulsioni psichedeliche.

La prima traccia “End Of All Roads” mette subito le carte in tavola: dominano la scena il riffing feroce delle chitarre e il groove indiavolato della batteria, con gli assoli dell’ottimo lead guitarist Alex Parra sempre in agguato e i blast-beat d’ordinanza a spingere sull’acceleratore. Apprezzabile la scelta del cantante (e frontman, nonché chitarrista ritmico) Charlie Southern di utilizzare un registro vocale vicino al metal estremo, che rende le atmosfere del disco ancora più sulfuree. Anche i singoli “Murmur” e “Maelstrom Of Consciousness” offrono tutto il campionario dei fondamentali del thrash metal, seppur rivisitati in chiave più moderna e valorizzati dalla cura dell’impianto sonoro, che rende l’ascolto particolarmente gradevole e riesce persino nell’impresa di concedere il meritato spazio al basso.

Inner uncreation
Through morbid self-attention
Imprisoned by the reality of your own device
Your ecstasy is insanity
Deviant of compromise
Autophobic to the point of pain
Unbind your social chains!

L’headbanging è obbligatorio per tutte le nove tracce dell’album, anche se talvolta l’attitudine psichedelica della band prende il sopravvento: ne è un esempio la strumentale “The Blood Of Memory”, dove i ritmi si fanno meno serrati e i riff terzinati lasciano spazio a sonorità acide e melodie ossessive. Sono i momenti in cui la musica dei Sadistic Ritual meglio si sposa con i testi incentrati su scenari distopici, paranoie collettive e – mi pare di intuire- la tecnologia come strumento di controllo delle masse (se la mia interpretazione è giusta, allora le telecamere presenti nella grafica non sono solo il frutto di qualche trip allucinogeno. Ebbravo Zodiac!).

The Enigma, Boundless può essere inserito in quel calderone di uscite targate crossover-thrash in compagnia di Nightmare Logic dei Power Trip e Neuropunk Boostergang degli Expander, tanto per citare i miei preferiti. Anche se non arriva ai livelli di eclettismo dei Voivod, la proposta dei Sadistic Ritual è sufficientemente spontanea da convincere anche un ascoltatore rompicazzo pignolo come il sottoscritto. Se riusciranno a sviluppare gli elementi più esotici del loro sound (e a trovare un grafico che non si limiti a mettere insieme immagini random) sono sicuro che sentirò ancora parlare di loro in futuro. A distanza di trentasei anni da capolavori assoluti come Master Of Puppets e Reign in Blood, il thrash metal potrebbe avere ancora qualcosa di interessante da dire.