S8JFOU, OpEcho

Attivo già dal 2016, anno del suo primo disco (dall’esplicativo titolo di Constr8re Ma Maison), il francese S8JFOU s’è ritagliato, senza clamori e con un lavoro sempre certosino e insieme creativamente coraggioso, un suo spazio importante nel panorama della musica elettronica d’Oltralpe. Con il suo mix di attitudine DIY, che trova il culmine proprio nel recente OpEcho, uscito sul finire di settembre e realizzato con solamente due plug-in di Ableton (il sintetizzatore Operator e il delay Echo), atmosfere ludiche e capacità di ricollegarsi, con grande attenzione e altrettanta personalità, ai momenti salienti degli ultimi trent’anni di musica elettronica, S8JFOU risulta un artista pressoché unico. Lo conferma proprio questo OpEcho, che non rinnega le radici nella volatile e giocosa epopea delle net-label (esce, infatti, per la connazionale Parapente, punto di riferimento per gli amanti delle sonorità chill-wave), ma pare volersi confrontare, nonostante l’essenzialità strumentale, nello stesso campionato di nomi ben più blasonati (Four Tet, Rival Consoles o Apparat, per citarne alcuni).

Il disco, che arriva a due anni dal già buonissimo Cynism, si apre con una “Soft” che, dietro il titolo fuorviante, alterna spigoli e durezze techno a più levigate melodie analogiche. La successiva “Influences” ha complesse progressioni ritmiche che rimandano alla miglior IDM anni Novanta e climax (pseudo)modulari che non sfigurerebbero affatto in una qualsiasi produzione targata Erased Tapes. E lo stesso può dirsi del singolo “Influences”, leggermente spostato verso territori più industrial. In “Circuit” il producer francese srotola ritmiche drum’n’bass su caldi panorami synthetici, riprendendo fascinazioni della tradizione elettronica inglese sempre presenti nella carriera di S8JFOU. Con “Coarse” ci si sposta invece su coordinate più noise e avanguardiste, ma è solo un momento prima di tornare con “Phase” a immaginare una d’n’b alpina, tra ispide vette ritmiche e più docili valli ambient.

Chiude il disco la sofisticata e futuristica morbidezza “Character” ed è la conferma dell’alta qualità di un album in cui anche i momenti più essenziali e minimalisti, come la gommosa “Interpolation” o una “Lines” dal placido incedere kosmische, suonano come inevitabili, ma ugualmente valide e piacevoli concessioni alla natura DIY dello stesso.