RUGGINE

Ruggine

Le cose da farsi raccontare dai Ruggine sono molte, a partire da quella strana foto in copertina e quei due bassi che donano un umore particolare al tutto. Era impossibile non cadere preda della curiosità, soprattutto dopo avere ascoltato un disco come Iceberg, loro secondo album, un concentrato di passione e voglia di mettersi in gioco, solide radici e anche necessità di progredire. Per questo abbiamo pensato di rivolgere qualche domanda a Davide, batterista della band. Ecco cosa ci ha raccontato.

Ciao, iniziamo con una breve presentazione, siete insieme da più di dieci anni e di cose ne sono successe, vi va di raccontarci i momenti più significativi dei Ruggine, quelli che hanno portato ad Iceberg?

Davide: Ciao a tutti. Di momenti significativi ce ne sono stati parecchi e partirei senza dubbio dal passaggio alla formazione a quattro, con due bassi. È avvenuto in pratica all’inizio e anche un po’ inconsciamente, ma quel momento è stato fondamentale per noi e per arrivare a quello che stiamo facendo adesso. Poi i primi concerti, le prime risposte del pubblico che ci hanno dato la consapevolezza di poter dire qualcosa, nel nostro piccolo. E infine l’uscita di Estrazione Matematica di Cellule, il nostro primo vero disco, che ci ha permesso di farci conoscere maggiormente e che ha aperto la strada ad Iceberg, il nostro album in uscita a novembre. Sono solo tre momenti, ma sono stati fondamentali.

Sono molte le vostre peculiarità, a partire appunto dai due bassi. Com’è nata l’idea? In che modo credete che questa particolarità incida sul vostro modo di comporre e sulla vostra musica?

Noi quattro siamo amici da sempre prima ancora che componenti della stessa band. La scelta dei due bassi è nata quando ancora sedicenni volevamo fortemente che il progetto includesse tutti e quattro, e senza porci alcuna domanda la formazione è diventata quella attuale. È stata una cosa che all’inizio andava al di là del discorso puramente musicale. Il resto è venuto di conseguenza, in modo molto fluido e spontaneo. All’inizio il risultato è stato un po’ una sorpresa anche per noi stessi, in seguito abbiamo mantenuto questo assetto perché ci abbiamo creduto, investito e lavorato, non tanto per differenziarci dalle altre band, quanto perché abbiamo sempre ritenuto che fosse il modo migliore per raggiungere il risultato che volevamo ottenere. A livello compositivo il lavoro che facciamo non è sempre lo stesso, ma spesso il basso di Francesco è quello che con la batteria va a comporre la base ritmica mentre quello di Paolo contribuisce a dare maggiore colore al brano, un po’ come una seconda chitarra, ma con un risultato un po’ atipico.

Di sicuro un’altra particolarità è data dal miscelare insieme differenti linguaggi (hardcore, noise, math, sensibilità post) per dar vita ad un suono personale. Quali sono i vostri punti di riferimento e le vostre radici?

Siamo partiti tutti e quattro dall’hardcore italiano di fine anni Novanta e da band affini, da gruppi come Angeli e Sottopressione, ma anche da band come i God Machine. Poi con il tempo abbiamo scoperto i Jesus Lizard, i Botch, i Don Caballero, gli Shellac, gli Isis. Ce ne sarebbero tantissimi altri, ma questi sono piuttosto rappresentativi e di sicuro fanno parte di quei gruppi che nella prima fase del nostro percorso hanno contribuito alla nostra formazione.

Iceberg esce in coproduzione tra alcune delle label più interessanti in giro oggi. Vi va di presentarle e parlarci delle differenti versioni/supporti che presenterete?

Il disco esce a novembre, in cd per V4V-Records, Canalese Noise e Vollmer ed in vinile per V4V-Records, Sangue Dischi, Escape From Today, Canalese Noise e Vollmer Industries. Siamo estremamente contenti e orgogliosi di avere queste etichette alle spalle. Con Escape From Today e Canalese Noise avevamo già lavorato in passato, con le altre etichette è nata una collaborazione sincera e molto produttiva. Sono persone che come noi mettono grande passione in quello che fanno e che ci stanno dando davvero una grossa mano. Per noi è motivo di grande soddisfazione avere gente come loro che crede nel nostro progetto.

Come vedete il mondo delle coproduzioni oggi? Credete si possa parlare ancora di una scena indipendente che si supporta e appoggia a vicenda come ai tempi in cui è esplosa la cosiddetta diy conspiracy?

Penso che la realtà oggi sia sempre più complicata, sia per i gruppi sia per le etichette, ma un po’ per tutto ciò che rientra in generale in ambito artistico. Nella stragrande maggioranza dei casi che tu sia un musicista, che tu abbia un etichetta o un locale ad un certo livello, lo fai esclusivamente perché spinto da una grande passione. È triste pensare di aver ottenuto un buon risultato solo perché sei rientrato delle spese che hai sostenuto, ma la realtà è questa e ci si arrangia un po’ con quello che si ha a disposizione, anche se tutti sappiamo che non dovrebbe funzionare così. Darsi una mano e supportarsi a vicenda è sì un concetto ammirevole, ma spesso più che una scelta diventa una cosa necessaria, l’unico mezzo che si ha a disposizione per smuovere qualcosa e per fare un passettino in avanti e non è assolutamente una cosa scontata. È per questo che, come dicevo prima, ci riteniamo fortunati ad aver trovato qualcuno disposto a collaborare con noi e ad investire nel nostro progetto.

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Un aspetto fondamentale di Iceberg è rappresentato dalla voce e dai testi, importanti quanto la musica e mai lasciati al caso o semplice riempitivo. Vi va di parlarci di ciò che li ispira e delle emozioni che veicolano?

Ci fa molto piacere quello che dici. Innanzitutto l’ispirazione viene da ciò che si vive, da ciò che si vede e si ascolta. A volte può essere legata a qualcosa che ci si porta dentro per tanto tempo e che si tira fuori con fatica, altre volte ci sono input che quasi per caso ti danno lo spunto per scrivere qualcosa. In tutti i testi c’è un’impronta personale, a volte può emergere la rabbia, la sfiducia, la riflessione, altre volte la speranza, l’amore. Dipende da diversi fattori: dall’argomento che si affronta, dallo stato d’animo che si ha in un determinato momento, altre volte è la musica stessa a suscitarti delle emozioni particolari.

Mi ha molto incuriosito la scelta dei titoli dei brani, come sono nati e da cosa traggono spunto? Perché scegliere titoli che danno apparentemente pochi indizi sul testo e sembrano in gran parte collegarsi a mitologie e pantheon distanti nel tempo e geograficamente?

Il titolo di ogni canzone rappresenta ciò che ci suggerisce l’ascolto della musica e del testo del brano stesso, è un qualcosa che per noi ne riassume il significato. Testo e titolo possono sembrare distanti, ma c’è sempre una connessione. È una cosa che ci diverte e allo stesso tempo ci stimola molto. Poi ci sono altri casi dove il titolo invece sta a significare una cosa ben precisa, ma diciamo che preferiamo tenercelo per noi e per pochi intimi.

Anche l’artwork è decisamente particolare, cosa rappresenta per voi quel binario che si ribalta su se stesso? Ad una prima occhiata si pensa immediatamente a un viaggio e ad una partenza, ma messa a fuoco l’immagine si è presi da una sensazione di stupore di fronte a quella strana prospettiva…

La foto è essenziale ma allo stesso tempo efficace e di forte impatto, per un certo verso anche spiazzante. È quello che ci piacerebbe che suscitasse l’ascolto di Iceberg ed è per questo che l’abbiamo scelta, oltre al fatto che è stata scattata a Narzole in seguito all’alluvione del ’94 e che a Narzole ognuno di noi è cresciuto e ci ha passato almeno vent’anni.

Parliamo un attimo di date live: che importanza ha per voi interagire con gli ascoltatori in sede live, osservare la loro reazione alla vostra musica in presa diretta? Avete già progetti per presentare il disco dal vivo ?

Per noi è fondamentale. È il mezzo più importante che abbiamo per farci conoscere, per conoscere a nostra volta delle nuove realtà e per promuovere il nostro materiale. In questo momento in particolare siamo molto curiosi di vedere la reazione del pubblico alla presentazione live di Iceberg e da parte nostra non vediamo l’ora di suonare. Siamo stati fermi per un po’ per preparare il disco e durante l’attesa che uscisse, ora vogliamo solo salire su un palco e suonare il più possibile. La presentazione ufficiale la faremo a novembre a Torino, poi da lì partiremo per suonare in altre città. L’obiettivo per ora è quello di suonare un po’ in tutta Italia, poi più avanti l’idea è sicuramente quella di uscire dai confini e spostarci anche un po’ all’estero.

Grazie mille di tutto, vi lascio lo spazio per concludere questa chiacchierata come preferite e per aggiungere quello che volete

Grazie mille a voi. Ne approfitto a questo punto per segnalarvi che tra poco sarà pronto il nostro nuovo sito www.ruggineband.it. Qui si potrà vedere il nostro primo video tratto dal brano “Babel” e da novembre si potrà ascoltare interamente il nuovo disco. Vi aggiorneremo anche rispetto a tutte le nuove date che faremo. Ancora grazie mille per lo spazio ed il tempo che ci avete concesso, è stato un piacere.