ROTTING CHRIST, The Heretics

ROTTING CHRIST, The Heretics

Ogni disco dei Rotting Christ merita rispetto. Incondizionato. Solo per il percorso artistico che la band ha intrapreso trent’anni fa. Un percorso che, al netto di qualche piccolo passo falso, non ha mai avuto drastici cali qualitativi. Un percorso che si è sempre contraddistinto per l’intenzione quasi mistica di spingersi verso lidi sempre più scuri, epici e maestosi: il black metal degli inizi di Thy Mighty Contract e Non Serviam ha infatti generato gemme grezze che nel susseguirsi degli anni sono state modellate con gusto, eleganza e una giusta dose di brutalità quasi classica. Un percorso costruito con lungimiranza, le cui tappe sono state album – autentici capolavori – carichi di pathos come Aealo, Sanctus Diavolos e Theogonia. Fino ad arrivare a questo tredicesimo passo.

The Heretics testimonia ancora, se ce ne fosse bisogno, la grandezza di Sakis e compagni, che cesellano canzoni dalle quali trasudano storia, magniloquenza e suprema eccellenza sinfonica. Nell’economia del disco sono importanti anche le collaborazioni di Irina Zybina dei Grai e  di Ashmedi dei Melechesh, che contribuiscono con le loro voci a “Vetry Zlye” e “The Voice Of The Universe”. Le tre canzoni poste in apertura, ma anche la successiva “Hallowed Be Thy Name”, sono scolpite nell’eterna pietra del doom più epico, lasciando spazio a inserti sognanti avvolti in atmosfere gotiche. Poi niente cali, ma sempre paesaggi sonori nuovi e cangianti che si macchiano del nero più nero, passando dal bianco accecante che più abbaglia. Il gothic black metal degli ellenici, oggi, ha parecchi spunti melodici che si avvicinano a quella tragicità e a quelle suggestioni arcaiche caratteristiche delle prime uscite del genere degli anni Novanta. The Heretics trasuda inoltre di quella passione mediterranea che si era un po’ persa in Rituals, ma che torna in queste dieci canzoni, andando a tener compagnia a Sakis e al suo cantato salmodiante, elegiaco e ferale.

Quest’album rilancia i Rotting Christ nell’Olimpo del metal mondiale, grazie anche a un lavoro in fase di produzione davvero eccelso, compiuto da Jens Bogren dei Fascination Street Studios, ormai sinonimo di affidabilità quando si vuole ottenere un suono potente ed emozionante. Gli eretici sono tornati e non vogliono soccombere al bigottismo musicale di questi ultimi anni.