Roscoe Mitchell, Music is 50% sound and 50% silence

Abbiamo preso la foto di Roscoe Mitchell a Roma dalla pagina Facebook della Casa del Jazz, che l’ha pubblicata senza indicare diritti

L’8 giugno si è svolto uno di quei concerti che col passare del tempo, ma già fin d’ora, potremo definire “indimenticabili” (*): il Roscoe Mitchell Quintet, che – oltre allo straordinario ed energico band leader – comprende i supertalentuosi Silvia Bolognesi al contrabbasso (esageratamente brava), Tomeka Reid al cello (elegantissimo violoncello nero opaco, sobrio e sapiente), Doudou Kouate dal Senegal (percussioni e flauti, redivivo Nanà Vasconcelos. e scusate se è poco), Tani Tababal (fido scudiero alla batteria, preciso quanto all’occorrenza potente), ha dato prova che il famigerato, amato, odiato free-jazz di generazione in generazione è vivo e vegeto ed ancora capace di scandalizzare qualche spettatore (incredibile-dictu, è successo anche questo, ma allora, come dire, “vivaddio” se ciò accade!).

La musica che Mitchell ha proposto in quest’unica data italiana (il giorno dopo i cinque musicisti sarebbero andati a Praga, come ai vecchi tempi) è stata di una generosità e di una bellezza diamantina, sorprendendo chi, per questo giovanotto di Chicago che il 3 agosto compirà 82 primavere, aveva pronosticato giusto dei pacati interventi sonici. Viceversa Roscoe Mitchell non si è affatto risparmiato, regalando frequenti, ripetuti “solo” al suo sax ed al clarinetto, e concentrandosi spesso su episodi di quell’incredibile tecnica a respirazione circolare da cui sempre è stato attratto, diventandone infine maestro (straordinaria la sua attività di docente al Mills College di Oakland). Questo suo dinamico interventismo non ha certo limitato lo sviluppo sonoro dell’intero quintetto, con una fase centrale del concerto particolarmente intima ed elegiaca. Il finale è stato affidato all’inno sacro, swingato e danzante di “Odwalla Theme”, in b-bemolle settima minore in scala diminuita, che da sempre o almeno dal 1972 – l’album era il live “Bap-Tizum” – conclude i concerti dell’Art Ensemble Of Chicago, un brano iconico, anthem di Roscoe Mitchell che di quel collettivo e di quella straordinaria Storia – musicale come anche politica e sociale – continua ad essere testimone eccelso.

P.S.: c’è stato anche tempo per un bis rumoroso e molto divertito, più firma di dischi, foto… e, aggiungiamo noi, gli avevano pure perso la valigia in aeroporto, ma sic et simpliciter, il completo in fresco di lana e l’immancabile elegante cravatta grey erano quelle che indossava in aereo: la classe non è acqua, sipario, applausi!

P.P.S: in Bells For The South Side, album del 2017 di Mitchell, compare una sontuosa versione di “Odwalla” registrata al Museo di Arte Contemporanea di Chicago per il 50esimo anniversario della fondazione della Association for the Advancement of Creative Musicians (AACM).


* Eravamo all’interno della rassegna “Summertime”, che rimette in moto a pieno regime i live al Parco della Casa del Jazz di Villa Oslo, protagonisti sia nuovi talenti, sia leggende del jazz contemporaneo: Antony Braxton (il giorno prima, 7 giugno), Ambrose Akinmusire (6 luglio), Christian Mc Bride (13/7), Makaya Mc Craven (15/7), Enrico Rava con il trio di Fred Hersch (18/7), Sons Of Kemet (25/7), Nubya Garcia (27/7), John Patitucci (1/8), solo per citare alcuni nomi.