Roma soffre

I.R.S.

Ancona, 22/12/2013, Glue-Lab.

Avevamo già avuto modo di occuparci delle realtà coinvolte in questa serata, evento che si può considerare a tutti gli effetti un modo per proseguire il discorso in sede live, alla luce delle nuove recenti uscite a nome Cassandra e Negativeself, due dei progetti che oggi suonano, assieme a I.R.S. (I Rumori Sovversivi) e a ODIOCROP (che fa interagire in simultanea i tre protagonisti della giornata, con l’aggiunta di Antonio  di Angst Records). La proposta è coraggiosa e ribadisce come il Glue-Lab non si ponga limiti o preconcetti di sorta, tanto da spingersi senza problemi fino ai limiti del noise e della impro più radicale, di certo non i linguaggi più agevoli per il menù pre-natalizio (o magari, invece, il miglior modo per avvicinarsi alle feste al netto di cori e strenne buoniste). Il pubblico, va da sé, è selezionato ma attento, segue i set e premia la voglia di andare oltre il solito, a partire da quello di I.R.S., nato come tramite per veicolare istanze politiche e sociali al netto di stereotipi e spostatosi nel tempo su toni più personali, diventando una sorta di diario di bordo al cui interno vengono catalogati e ri-assemblati stralci di vita in forma di field-recordings, tracce sonore tirate fuori dal cassetto dei ricordi, rumori catturati nella loro crudezza attraverso l’intramontabile walkman. Il tutto viene poi ricucito su palco proprio per mantenere la patina di realismo, ribadita anche dall’aspetto visuale: un uomo accoccolato di fronte ai suoi pedali, registratori e cavi, con la testa china sugli stessi: nessuna distrazione o interazione con il pubblico, ad astrarsi per abbandonarsi completamente al flusso di coscienza. Sarà davvero interessante vedere come questi stimoli prenderanno forma una volta racchiusi in un’uscita su nastro, per ora il live funziona da stuzzicante antipasto in grado di incuriosire al punto giusto.

Cassandra presenta oggi la tape E / E, appena realizzata in collaborazione con Angst e Suicide Autoproduzioni in 99 esemplari con custodia e artwork completamente d.i.y., in piena sintonia con la natura del progetto di Claudia Rae Boom, già curatrice di eventi live, “fanzinara”, fotoreporter, membro di [godog] e ADDIO, nonché parte dell’organizzazione del DalVerme, solo a riassumere alcune delle mille attività che la vedono impegnata e che danno la cifra della personalità vulcanica che la muove. Vista la moltitudine di azioni associative, Cassandra assume i toni di una navigazione in solitaria, con Claudia divisa tra microfono, interazione diretta con i molti pedali collegati alla chitarra e chitarra stessa, che viene suonata anche con l’aiuto di un archetto. Si passa così dall’impatto frontale dell’approccio noise a una tensione trattenuta e a suo modo doom nell’incedere evocativo. L’eterogenea – mai però frammentaria – natura del set colpisce per il variare delle sensazioni rilasciate sui presenti e per la capacità di centrifugare al suo interno l’attitudine poliedrica della musicista. L’effetto è quello di un cut-up emotivo, di un continuo saliscendi lungo le rotaie di un flusso di coscienza senza rete e a dir poco personale.

Quando Negativeself sale sul palco del Glue-Lab, si apre un nuovo scenario: una chitarra saldamente impugnata e due soli pedali, per un concerto impro-noise che ha parecchio dell’impatto hardcore, con la mano destra che tortura le corde senza sosta e la sinistra che corre lungo il manico e sul resto dello strumento, così da sottolineare l’approccio fisico dell’esibizione. Non serve altro a Negativeself per dar vita a uno dei set più intensi cui abbiamo assistito di recente, pura energia rilasciata sotto forma di onde sonore esplose e dilaniate, spesso vicine per sentire agli esperimenti di Glenn Branca e La Monte Young, solo a citare due dei possibili punti di riferimento che si intravedono nell’approccio del chitarrista. Il resto lo fa senza ombra di dubbio la già citata componente hardcore, non tanto nei suoni quanto nel risultato finale, che comunica lo stesso tipo di passione bruciante, la necessità di lasciare andare rabbia e disagio attraverso la propria esibizione, con un vero e proprio effetto catartico.

Come preannunciato, la serata prevede la saldatura delle varie anime del mini-festival (più Antonio della Angst), per dar vita ad una jam-session a cavallo tra impro e drone, noise e voglia di interagire e rafforzare così il legame personale/affettivo oltre che di intenti. Si sottolinea così l’idea del collettivo, dello stare insieme senza schemi prestabiliti, di certo figlia dello spirito tipico della scena anarcopunk, al cui interno il linguaggio industrial ha mosso passi decisivi e con cui si vogliono oggi riannodare i fili. Lo spazio tra palco e platea si annulla, con Cassandra e Negativeself a vagare per la sala e fronteggiare spesso i due sodali, intenti a gestire chitarre, effetti e amplificatori sul palco. L’esperimento riesce e ci si augura venga portato avanti, magari con una tape in grado di chiudere il cerchio e lasciare una traccia concreta. La serata finisce in chiacchiere e bevute fin quasi all’alba, quando la stanchezza prende il sopravvento e si è costretti controvoglia a gettare la spugna. Un peccato pensare che c’è ancora chi suddivide la musica in generi e non capisce come termini quali d.i.y., hardcore e punk possano oggi prendere forme differenti dall’usuale senza per questo snaturarsi o perdere forza d’urto. A buon intenditor…