RIETAS, Vaikainen

“I finlandesi hanno inventato la malinconia”, dice sempre un mio amico. Sono d’accordo, e non potrei non esserlo neanche se volessi. Rietas, il cui nome indica il diavolo nel dialetto della valle del fiume Torne, Lapponia occidentale, è una one-man band che esprime magistralmente un sentimento di quieta, costante disperazione, di cui i finlandesi sembrano essere i gran maestri nonostante, secondo le statistiche, il loro sia il Paese più felice al mondo per il quarto anno consecutivo.
All’inizio questo era un progetto da studio, non c’era l’intenzione di far uscire qualcosa, ma per fortuna il mastermind, Ari XIII (già talentuoso frontman dei Curse Upon A Prayer), ha deciso che Vaikainen meritava di vedere la luce. Pubblicata in digitale alla fine del 2020 e su cassetta e cd il 6 marzo 2021 da Wolfspell Records, la demo di tre pezzi ha una tiratura limitata e una potenza espressiva notevolissima.

La produzione è volutamente scarna: trattandosi appunto di una demo black metal, va benissimo così. Il riff principale di “Kiviranta” (che si traduce come “spiaggia di pietra”, immaginario naturalistico ancora una volta ispirato alla regione del Torne) è un autentico gioiellino: freddo, tagliente e dotato di una profonda, tragica malinconia che, corroborata all’inizio dal violino e poi dal furioso e disperato cantato in screaming, lascia decisamente il segno: il brano parla di onde nere che si infrangono sulla riva, che non riportano a casa, ma si mescolano al sangue di un nostalgico narratore che trova conforto in un cielo carico di pioggia. Il caro, vecchio connubio tra l’uomo e la natura, qui declinato in chiave disforica, funziona sempre. Il suono della batteria è ovattato quel tanto che basta da conferire un sentore di ritualità e la chiara sensazione di trovarsi in sala prove con Ari.

Il secondo brano è la title-track “Vaikainen”, un atto di devozione e abbandono tra le ali dell’uccello della morte, il trasportatore di anime nella mitologia locale. Il brano è più sommesso del precedente e generalmente meno aggressivo, ma ricalca sensazioni simili: un rifiuto verso la vita e un anelito verso l’eternità qui intesa come morte fisica. Il riffing è diretto, compatto e senza fronzoli, eppure sa essere molto evocativo. La ritmica, “quadrata” e inesorabile, lascia infine spazio a un synth molto discreto che conclude il tutto con una raffinata nota drammatica.

Il terzo e ultimo brano è una cover di “Täällä Pohjantähden Alla” del cantautore finlandese Petri Laaksonen, ispirato a sua volta a quello che potremmo considerare come il romanzo di formazione per i finlandesi, il cui titolo è pressoché traducibile come “Qui, sotto la stella del Nord”. Rietas non è la prima band black metal a scegliere di riproporre un brano di musica popolare, e di certo non sarà l’ultima. Il brano è struggente e malinconico: la stella del nord è un punto di riferimento anche nelle notti più fredde, e l’arrangiamento proposto da Ari XIII rende il tutto ancora più crudo ma anche, a suo modo, appassionato e intenso.

Pubblicare una demo in tempi come questi è sicuramente un rischio e un atto di coraggio, ma sono molto felice che un prodotto con un così basso appeal commerciale possa facilmente arrivare a tutti: è un ottimo lavoro, fortemente influenzato dal black metal finlandese della seconda ondata, ma con una finezza compositiva rara, che fa ben sperare per un full-length nel prossimo futuro.