Rebelde Rpm: il coraggio di ripartire senza tagliare le radici

Romagna Spaccaossa è il titolo del nuovo lavoro dei Rebelde Rpm, frutto di una formazione inedita e di un suono da power-trio alla Motörhead/Venom, solo per fare un paio di nomi che rendano bene l’idea di come si possano fondere metal e punk senza rinunciare alla potenza e alla sporcizia necessaria per colpire con la giusta cattiveria. Non a caso “rpm” sta per Romagna Punk Metal, a ribadire da un lato questa voglia di porsi a cavallo tra i due linguaggi, dall’altro – attraverso la denominazione geografica – mettendo sotto la lente le peculiarità del territorio e quel legame profondo che da sempre ha dato un’impronta marcata alla storia e alla musica dei Rebelde. Caso (?) vuole che questa ripartenza sia preceduta di poco da una bella raccolta di quanto successo prima dell’ultima mutazione, ovvero dal 1998 al 2017, periodo in cui i Rebelde tra cambi di line-up e coraggio di variare il proprio linguaggio sono riusciti a portare avanti i valori e i principi che ne avevano determinato la formazione. Perché quella dei Rebelde è una formula che ha saputo di volta in volta far prevalere la componente oi!, hardcore punk, metal persino rock’n’roll, il tutto a servizio di un messaggio e di una attitudine che non sono cambiate di una virgola.

REBELDE, Discografia

La discografia della band è frutto di una coproduzione tra alcune etichette amiche, perché i rapporti umani sono sempre in primo piano. Lo stesso discorso vale per le grafiche, le fasi di missaggio e masterizzazione, per finire con il ringraziamento a Robertò (serve che dica Hellnation?) per la presenza preziosa nel coordinare l’intera operazione. Insomma, siamo di fronte alla classica riunione di famiglia che ha portato in dote una raccolta spalmata su un doppio cd e che vede riuniti demo, split, il disco Fratelli Di Sangue, i brani apparsi sulle varie compilation e persino “Fermare Il Tempo (Fate I Nabat)” (che apre la raccolta), uscito nel 2017 con tanto di Steno come ospite. Un bel viaggio che vede Enrico “Odino” come unica costante a fianco dei suoi primi amici (Skin, Momello e Cebio) fino all’ultima con Skin, Giamma, Simo e Dam, un’avventura fatta di voglia di correre in bicicletta lungo le vie della Romagna, passione per la musica e uno spirito ribelle e anti-conformista motore di testi a cavallo tra crescita personale e voglia di cambiare la realtà circostante a partire dai piccoli gesti quotidiani per inceppare gli ingranaggi del capitalismo. I cori da cantare sotto a un palco ci sono tutti, così come le invettive contro chi giudica senza conoscere o si arroga il diritto di stigmatizzare ogni approccio fuori dagli schemi, perché in fondo i Rebelde sono da sempre questo: uno sguardo differente, una visione distaccata da ciò che ci viene insegnato a casa, a scuola, in chiesa e al lavoro. Magari alla fine le cose cambieranno poco o al contrario si arriverà a una nuova consapevolezza, ciò che conta è che esista sempre una voce fuori dal coro in grado di suggerire un approccio diverso, più umano e personale, che non lasci indietro chi non corre abbastanza veloce o non è abbastanza forte. Serviva un riassunto di questa storia di provincia, mettere il punto prima di un nuovo inizio, quello contenuto in Romagna Spaccaossa.

REBELDE RPM, Romagna Spaccaossa

Eccoci, quindi, all’oggi, ai Rebelde in tre, con Dam e Simona ad affiancare Enrico “Odino” in questa line-up, come si diceva un omaggio a chi non si è lasciato intimorire dall’essere parte di uno sparuto manipolo anziché di una moltitudine. Per dar voce a questa nuova partenza la band ha deciso di affidarsi alla condivisione gratuita in rete, nessuna forma fisica o copertina, solo una foto e un tasto per scaricare da Bandcamp in free download come biglietto da visita e presentazione ufficiale. Registrato e mixato tra luglio 2020 e maggio 2021 da Gianmaria Mustillo e Federico Cortesi e masterizzato da Riccardo Pasini presso Studio73 (Ravenna), Romagna Spaccaossa offre all’ascoltatore sei brani potenti che riportano in pista le lotte dei Rebelde sotto forma di proiettili hardcore punk sporcati di metal di quello grezzo e feroce e, per questo, ben distanti da ciò che oggi si intende con l’abbreviazione metalcore. Qui siamo piuttosto dalle parti dei primi contatti tra le scene, nessun orpello che non serva a rendere più letali e affilate le armi, solo tanta voglia di colpire e far male, vengono in mente per attitudine i primi bagliori di quella scena inglese che avrebbe in seguito dato vita al crust, ma con una decisa strizzata d’occhio alla NWOBHM e una buona spruzzata di rock’n’roll cara ai già citati Motörhead e Venom. Resta ovviamente presente l’attitudine di strada cara alla formazione, così che un pezzo come “Tuoni, Fulmini e Saette” finisce per guardare in faccia i vecchi anthem oi! e riporta il tutto a casa senza batter ciglio. Un blend tanto ricco di ingredienti quanto capace di suonare diretto e dritto al punto, con anthem robusti e facili da assimilare, proprio perché eredi della schiettezza tipica della Romagna che tanta parte ha avuto in questo racconto, come abbiamo visto e sentiremo a breve dalla loro viva voce. Su questa base di metallo pestone e punk furioso, si stagliano testi che non sfigureranno a fianco dei classici della band una volta portati in sede live, perché è lì che vogliamo rivedere i Rebelde ed è lì che li aspettiamo quanto prima. In breve Romagna Spaccaossa si presenta come l’alba di una nuova giornata che si preannuncia degna del nome di cui rappresenta la continuazione, il germoglio da cui far spuntare un nuovo ramo ricco di frutti.

L’intervista

Per concludere questo nostro contributo nel diffondere il nome e le gesta dei Rebelde abbiamo deciso di lasciare la parola allo stesso Enrico “Odino”. In fondo, quale migliore guida di lui per farci percorrere quelle strade di campagna su cui i fatti si sono e si continueranno a svolgere?

Ciao, cominciamo con la prima delle due uscite che vedono coinvolto il nome Rebelde in questi giorni, ovvero la raccolta della discografia dal 1998 al 2017, uscita per una cordata di realtà vicine alla band su doppio CD per fotografare vent’anni di musica, amicizia e impegno. Ti va di condividere con noi i tuoi ricordi circa gli inizi e le motivazioni che hanno dato vita a questa avventura?

Enrico (voce, chitarra): Ciao Michele! Certamente! Verso la fine dei ’90 eravamo un manipolo di punk con vari sogni punk da realizzare tra cui: il primo disco in vinile, i primi concerti davanti ad altre persone, formare diversi gruppi di tutti i vari sottogeneri che ascoltavamo in quegli anni, ovvero punk-hc, grind e oi!, quindi rispettivamente Roid, Ablazione (gruppo fantasma con solo pochi pezzi registrati con un registratore amatoriale!) e, appunto, Rebelde. Effettivamente è l’unico nome sopravvissuto a quegli anni, colorandosi di volta in volta con le sfumature delle persone coinvolte nel gruppo. Eravamo quattro scarsoni degli strumenti dediti al più scarsone degli oi! possibili. Però l’arricchimento che questo gruppo ha portato nelle nostre vite non è quantificabile, sia come divertimento che come crescita e maturità individuali. Maturità che si sente con il cambio del suono e delle parole da disco a disco. Adoro i gruppi di qualsiasi genere che evolvono. La staticità a lungo andare è noiosa. Voglio tanto bene a questo gruppo e se sono ciò che sono oggi è anche grazie ai Rebelde, inoltre sono davvero eccitato per ciò che in futuro possono ancora fare per me!

Nelle note che accompagnano la raccolta mi è subito balzato agli occhi il legame con la Romagna e con le caratteristiche particolari di un territorio dove ci si muove in bicicletta e il rapporto con la campagna ha un valore determinante. In che modo questo fattore ha contribuito a fare dei Rebelde ciò che sono stati e quanto i rapporti umani hanno inciso nella ricetta?

La Romagna è uno strano territorio, non ci sono delle città enormi come possono essere Milano, Roma o anche Bologna. Ci sono città medio piccole, c’è il mare (anche abbastanza famoso), le montagne, un clima tutto sommato buono (a parte l’umidità!), ci si conosce praticamente tutt*, e poi c’è Forlì, una delle città più provinciali di tutta la regione. Per far capire dove si trova a persone che non abitano in Italia si tende sempre a dire “between Bologna and Rimini”. Non c’è stata una scena punk storica a Forlì, forse perché la vicina Bologna ha catalizzato tutte le forze e le attenzioni nelle grandi annate. Mi piace pensare che se ora c’è una florida scena punk romagnola anche noi, nella nostra piccola città, abbiamo fatto del nostro meglio per renderla viva. Forse il fattore determinante della Romagna è appunto che essendo tutto in piccolo, ogni realtà punk o affine tende a legarsi bene insieme, generando una più cospicua scena multi-sfaccettata romagnola.

In fondo tra split, co-produzioni e concerti, i legami con altre realtà hanno sempre avuto un peso specifico quanto mai alto nella vostra storia. Come sceglievate/scegliete chi prendere a bordo e rendere partecipe?

A parte un’unica volta in cui abbiamo collaborato ad uno split praticamente a scatola chiusa (Veleno Sociale) ogni altra condivisone di musica, concerti e iniziative è stato tutto frutto di amicizie e legami forti tra persone affini. Non potrebbe essere diversamente, è natura stessa del punk. Creare cose insieme a persone a cui vuoi bene è davvero entusiasmante, rende indietro tanta bella emotività e tanta umanità.

La vostra è (almeno ai miei occhi) una posizione geograficamente privilegiata, a due passi dai luoghi dove si svolgevano concerti, attività, fermenti eppure subito fuori, in un territorio legato ad una vita regolata su tempistiche differenti. La raccolta si apre con un brano che vede protagonisti i Nabat: come nasce il rapporto con loro e cosa ha rappresentato per voi Bologna?

Senza i Nabat sicuramente i Rebelde non sarebbero mai nati. Sono tutt’ora uno dei più grandi gruppi punk-oi-rock mai usciti dalla scena italiana degli anni Ottanta. A mio avviso hanno un’importanza incalcolabile e si portano appresso un’eredità di enorme valore, per tutta la musica. Aver avuto Steno su un nostro pezzo è stato l’epilogo perfetto per i Rebelde di quegli anni.

Bologna è una città che sto iniziando ad apprezzare solo in tempi recenti. Per me è sempre stata troppo caotica. Caratteristica indubbiamente, ma troppo caotica. Ora invece credo di aver raggiunto la maturità per apprezzarne ogni stratificazione cittadina e sociale. Al di là di qualsiasi considerazione di tipo urbano, a Bologna vivono persone che sono parte di me e della mia vita.

Se dovessi spiegare a qualcuno quale è il vostro linguaggio avrei difficoltà visto che di volta in volta siete stati più vicini al Oi!, al punk o all’hardcore. Quali band e stili hanno formato il vostro background e come siete riusciti a integrarli nel vostro linguaggio senza perdere mai in fondo la vostra specificità e il vostro carattere? Tu come descriveresti i Rebelde a chi non vi ha mai incontrato prima?

Oltre ai già citati Nabat, direi che l’influenza principale è il metal, che di volta in volta è stato dosato più o meno dalle persone coinvolte nel gruppo. Nell’ultima incarnazione, i Rebelde Rpm, essendo l’unico chitarrista ho spinto un po’ di più sul metal anni ’80/primi ’90. Creavo i riff avendo in mente Rob Halford e i mitici Judas Priest, i Metallica e gli Iron Maiden! Penso si senta! Credo che il bilanciamento delle varie influenze sia dovuto all’incapacità di suonare metal vero ma con la voglia di farlo e la naturale predisposizione al punk becero! Descriverei i Rebelde come un gruppo punk con cui ci divertiamo tantissimo a suonare metal!

Non credo che si possa prescindere nel parlare di voi dall’affrontare il tema “politica”, una politica fatta di pratiche di vita e modi di agire. Credi che pratiche quotidiane e personali possano avere ancora un impatto sulla società? Insomma il famoso “agisci localmente, pensa globalmente” ha ancora senso?

Io ne ho fatto un modus operandi su cui sto basando tutta la mia vita. Sono contadino, custode di semi e di api. Da questo mio piccolo sto facendo tutta una serie di azioni con cui spero di portare beneficio a questo pianeta disastrato dalla razza umana. Cerco sempre di applicare la questione politica ad ogni azione. Certo, non faccio più così tante iniziative pubbliche come facevo vent’anni fa, ma ho semplicemente spostato le mie intenzioni in una direzione diversa.

Un anno e passa di pandemia, distanziamento sociale, crisi economica e lavorativa, stato di emergenza e in fondo nessun tentativo di rivedere i rapporti e gli equilibri all’interno della società, sempre più votata al profitto e all’accumulo… Verrebbe quasi da dire che non impariamo mai dai nostri errori.

Siamo comunque tutt* dentro al capitalismo. Da qualsiasi prospettiva la si voglia vedere è sempre un disastro. La pandemia ha messo il focus su alcuni aspetti di questa schiavitù che, nel momento in cui ha ristretto le sue maglie, ha palesato nuovamente la sua irremovibile posizione attorno ai nostri corpi. Il capitalismo è di invenzione umana ma non è umano.

La raccolta finisce nel 2017, fast forward e arriviamo al nuovo Romagna Spaccaossa, ti va di farci un veloce riassunto di cosa è successo e come siamo arrivati alla formazione a tre?

Un paio di anni dopo la registrazione del pezzo del 2017, come spesso accade, si prospettano nuovi percorsi oppure non si vuole intraprendere gli stessi, magari battuti fino a quel momento. Sta di fatto che restiamo in formazione a tre, essenziale rock and roll. Come i Motörhead. Infatti ci siamo detti se loro, i Venom, i Destruction, i (vecchi) Sodom e decine di gruppi che adoriamo sono in formazione ridotta, perché non possiamo farlo anche noi? Di sicuro l’ignoranza per provarci non ci è mancata e ora abbiamo realizzato il nostro primo disco con questa nuova formazione!

Chi sono i Rebelde oggi e in cosa pensi siano differenti da quelli della raccolta, cosa resta di quei primi venti anni e cosa farà parte dei prossimi?

I Rebelde ora sono Rebelde Rpm (Romagna Punk Metal. Decisamente cafone!), per mantenere quella desinenza di origine ma avere anche qualcosa di diverso rispetto a prima. Ora siamo io (Enrico/Odino), voce e chitarra, Simona al basso e il Dam alla batteria. Di quei primi vent’anni mi restano ricordi indelebili e meravigliosi, troppo importanti e unici. Effettivamente è un gruppo che porto avanti, nel bene e nel male, da più di vent’anni. Se non fosse qualcosa di valore non mi sarei impegnato quando c’è stata la possibilità di riprendere la questione in mano e sicuramente l’ultima volta che si è ripresentata la minaccia dello scioglimento non mi sarei così intestardito insieme agli altri due nel voler continuare. Ovviamente ora è un gruppo diverso, cambia la voce principale, cambiano alcune direzioni musicali, ma posso affermare senza dubbi che l’ambiente in cui muoviamo i pezzi nuovi è lo stesso che ci ha sempre caratterizzati.

Avete lanciato Romagna Spaccaossa in free download su Bandcamp, per ora nessuna copertina (a parte una vostra foto) e nessun formato fisico previsto. Cosa vi ha spinto a scegliere questo percorso?

Abbiamo voluto farla punk. Un po’ alla volta arriverà tutto il resto. Sinceramente preferivo far girare da subito queste canzoni, senza dover aspettare i tempi biblici che naturalmente ci caratterizzano. In questo modo le persone iniziano a farsi un’idea di ciò che sono ora i Rebelde. Possono piacere o non piacere ma esistono ancora.

Cosa succede ora, che progetti avete e soprattutto quando vi potremo rivedere su un palco? Avete già qualche data pianificata per l’estate? Insomma, dateci qualche indizio su cosa bolle in pentola…

La voglia di suonare è incontenibile, come è prevedibile dopo più di un anno di stop forzato causa pandemia. Ci stiamo riassestando proprio in questo periodo e presto ritorneremo a divertirci su un palco e a incontrare amic*! Stiamo pianificando alcuni concerti estivi e stiamo già riprendendo a fare pezzi nuovi! Senza tregua! Stiamo anche cercando qualcun disposto a stampare Romagna Spaccaossa!

Grazie mille del vostro tempo, vi lascio liberi di aggiungere ciò che preferite o le mie domande hanno tralasciato.

Grazie infinite Michele. Era un sacco che non rispondevo a domande per un’intervista! Sei una certezza! Un abbraccio!