RAMM, Boud To Never Rest

Dei RAMM, già conosciuti come il Radioamatore, sono al primo ascolto, essendomi perso il debutto The Fall Of Europe. Negli ultimi anni, però, ho avuto più di un’occasione per approcciarmi agli esperimenti di Valerio Camporini Faggioni, qui insieme a Roberta D’Angelo in uno stato di flusso permanente di inquietudine, lo stesso che sembra caratterizzare le nostre vite attuali. Scelgono quindi di descrivere il brancolare di una forma di vita con 6 tracce e la figura di un albero, alle cui radici si trovano i punti cardinali e tre volatili. Aggiungono altri elementi come la voce di Caroline Enghoff e le percussioni e il violoncello di Filippo de Laura per una partitura ricca di sorprese. In “Disturbed Tea Time” un’onda luminosa di suono viene attraversata da macerie noise prima di farsi circospetta e venire di nuovo fulminata da scariche. L’effetto è teatrale e scenografico, e sembra essere una vera e propria rappresentazione che non ci è concesso di vedere. Gli strumenti creano un languido movimento nel brano che titola il disco, quasi come se la corrente ci facesse ruotare su noi stessi prima di farci letteralmente ascendere con suoni e synth dall’irresistibile gusto old-school. Una didascalica e grigia “Good Morning Ansia” riesce a frenare in qualche modo il movimento: siamo ora aggrapparti alla luminosa appendice che pur con qualche patema ci risolleva. Suoni sinistri e orgiastici in crescita di BPM, la voce luminosa di Caroline, una tensione che scorre nelle vene, “Hanging Rock” è un vero e proprio flash che riesce a trasformarsi in epifania da decifrare, apparizione che sembra pacificare o sospendere il travaglio del percorso, miscelando in egual misura suoni luminosi e terrificanti in “XX Century Birdsong”. La conclusione è puro scivolamento di suono e rintocco romantico, che chiude come meglio non potrebbe il viaggio mirabile di RAMM, conferma di fantasia, colore ed atmosfera, e di nomi da appuntarsi ben sottolineati.