RABID DOGS, The Octopus

Capita, a volte, che una vecchia uscita torni a galla nell’oceano dei dischi da ascoltare e recensire. Questo è quanto capitato al sottoscritto dopo la partecipazione dei Rabid Dogs al Metal Punk Inferno dello scorso agosto, con la conseguente opportunità di testare la divertente miscela di grind’n’roll e stoner proposta dalla band su palco. Da qui la decisione di parlare – anche se tardi – del loro ultimo ep, The Octopus, uscito nel 2013 e basato sullo sceneggiato “La Piovra”, la cui trama si sposa perfettamente con l’immaginario adottato dalla formazione e con il mood dei brani, una divertente e personalissima miscela che non annoia mai l’ascoltatore e soprattutto evita l’eccessiva spinta al nichilismo sonoro propria del grindcore. Su The Octopus, infatti, si innestano derive death, pulsioni sludge/stoner, deviazioni nel rock’n’roll e persino accenti crust, il tutto al servizio di una scrittura che sa quando accelerare e quando invece dare all’ascoltatore la possibilità di riprendere fiato con rallentamenti e aperture melodiche. Così, tra sample e intro ad hoc e brani mai uguali a se stessi si arriva a fine corsa con la voglia di ricominciare il giro di giostra e si resta con la curiosità di ascoltare un nuovo album che testimoni l’attuale evoluzione della band, anche alla luce di quanto potuto osservare dal vivo.

A questo punto, non possiamo che augurarci di avere presto tra le mani il successore di questo ep colpevolmente sfuggito al nostro radar. L’attenzione è stata catturata e il consiglio per chi se lo fosse perso è quello di andarsi a ripescare The Octopus.