QLOWSKI, Pure As Fear

È senz’altro un approccio retrò quello dei giovani ravennati Qlowski, dal sound sfacciatamente anni ’80 a grafiche in bianco e nero che richiamano il canone anarchopunk inglese. Pure As Fear esce infatti per la Maple Death, etichetta originariamente italiana e di stanza in terra d’Albione, paese adottivo della band. Il quartetto si ispira a gruppi post-punk come Joy Division e Killing Joke, suono ruvido ma mitigato da tastiera e due voci, una maschile e una femminile.

La cassetta d’esordio del 2016 colpiva per l’immediatezza e la mancanza di fronzoli. I quattro pezzi che compongono questo sette pollici hanno una produzione decisamente migliore, che forse toglie un po’ di poesia ma sicuramente aggiunge professionalità. Pure As Fear è un disco più maturo, dalle canzoni più calibrate. La band fa ampie incursioni in territori garage ma senza spingere mai più di tanto sull’acceleratore per non tagliare il cordone ombelicale post-punk.

“Taking Control” è il pezzo più aggressivo, dove spicca la voce di Michele in doppia traccia. I Qlowski riescono con tranquillità ad alternare momenti di frastuono come questi con melodie pop come in “Abscence Makes The Heart Grow Fonder”. Quest’ultima è l’unica canzone cantata da Cecilia ed è anche l’episodio più solare del disco. Il suo timbro di voce alto e un po’ infantile rimanda, per rimanere nell’underground nostrano, a un gruppo come i Plutonium Baby. Ma quello dell’infanzia è un tema che abbraccia tutto il disco, a partire dall’artwork, composto da foto di famiglia del gruppo, passando per una canzone come Golden Boy che potrebbe essere il ritratto di un pomeriggio noioso trascorso in cameretta. Lo stesso discorso vale per le atmosfere sognanti o d’evasione, tratto distintivo per le quali bisogna ringraziare le tastiere, suonate sempre da Cecilia.

In ultima analisi i Qlowski propongono un bel cocktail, dal sapore internazionale. Aspettando un full lenght intanto ce li vediamo dal vivo, suoneranno a Teramo, Roma e Bologna tra l’8 e il 10 marzo.