PUGILE, Icarian

PUGILE, Icarian

I Pugile sono in tre e operano a Torino. In questo Icarian, loro secondo album, dopo un primo (Round-Zero) autoprodotto, fanno capolino parecchie ospitate, la più prestigiosa delle quali è certamente quella del trombettista Giorgio Li Calzi, tra i migliori interpreti del jazz applicato al pop-rock in Italia. Dunque siamo al cospetto di una manciata di tracce d’atmosfera: quella posta in chiusura, “Umari Wyt”, è emblematica in tal senso. Di norma si usa il termine “atmosfera” quando ci sono una base elettronica elaborata il giusto ma lineare, e gradevoli voci d’accompagnamento, ma per fortuna in Icarian non è proprio cosi, dato che se in “Bomwl” sembra di fare una passeggiata in una periferia londinese, dove un mc particolarmente ispirato si lascia coinvolgere dal tourbillon di suoni metropolitani, in “Kudo Pleja” il tintinnare dei piatti in modalità jazz si fonde con una base electro piuttosto evocativa. Insomma, avrete capito che ai ragazzi piace mescolare, unire elementi stilistici diversi tra loro ma solo perché viene loro naturale farlo, non mi sembra ci siano grosse forzature, e questo è certamente sinonimo di sforzo compositivo e inventiva. Stesso discorso per la melodia acida di “Yunta”, tra reminiscenze big-beat e afro, e per la prova free di “Mornin Mantra”, che dà quel tocco di prestigio a un disco che è pensato bene e suonato altrettanto. Gli ascoltatori più curiosi apprezzeranno.